Roma, 5 aprile 2024 – “Sono stato preso a pugni senza un motivo: Roma è violenta, mi fa paura”. È il nipote di Bud Spencer, il 32enne Alessandro Pedersoli, a raccontare la terribile aggressione che gli è costata tre denti spezzati e un intervento chirurgico per sanare la frattura del pavimento oculare. Dopo l’arresto del 21enne di Pomezia che a novembre lo aveva preso a pugni per strada, Pedersoli ha rotto il silenzio con un’intervista a Repubblica.
“Sono stato fortunato, poteva finire peggio”, ha detto il 32enne, nipote dell’attore Carlo Pedersoli, più conosciuto con il nome d’arte di Bud Spencer. “La violenza va disincentivata, adesso sto molto più attento quando esco alla sera. Roma è violenta, il fine settimana accade di tutto”.
Il racconto dell’aggressione
Pedersoli è stato picchiato sul Lungotevere delle Armi di Roma. “Stavo accompagnando a casa due amici – ha raccontato a Repubblica Pedersoli – dopo la serata insieme. Sul Lungotevere, già fermi da qualche secondo a un semaforo, si accosta a noi una Smart con due ragazzi a bordo che iniziano ad infastidirmi e cercano di provocarmi”.
“Non li avevo mai visti prima né incrociati in auto precedentemente, nessuna discussione per motivi stradali. Ho cercato di ignorarli e subito dopo gli ho chiesto di lasciarmi stare. Ero stanco, l'ultima cosa che volevo era litigare con degli sconosciuti per strada”. Pedersoli racconta di avere tenuto un profilo basso, facendo finta di niente di fronte alle provocazioni – i due ragazzi della Smart gli avrebbe urlato 'Che c… guardi?' – ma “evidentemente il fatto che li ignorassi deve averli irritati”.
“Colpito a volto, schiena e collo”
“Mentre avevo le mani sul volante, guardando avanti e con la cintura di sicurezza, uno dei due è sceso dalla macchina e mi ha colpito più volte al volto – entra nel dettaglio il nipote di Bud Spencer –prendendomi alla sprovvista dal finestrino abbassato. Il primo pugno mi ha rotto il pavimento oculare e fatto saltare le lenti a contatto, il secondo mi ha rotto tre denti”.
“Per istinto mi sono allontanato dal finestrino per evitare altri colpi, allungandomi verso il sedile del passeggero – così Pedersoli conclude il racconto drammatico – e l'aggressore ha aperto la portiera infilando la mano dentro e colpendomi nuovamente alla schiena e collo mentre cercavo di coprirmi. I miei amici hanno cercato di difendermi uscendo dalla macchina, gli aggressori sono poi scappati in auto”. E cinque mesi dopo l’arresto.
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