Sabato 27 Luglio 2024

Omicidio Desirée, ridotte le pene nel processo di Appello bis

Lo scorso 20 ottobre la Cassazione aveva fatto cadere alcune delle accuse

Desirée Mariottini, la 16enne violentata ed uccisa in uno stabile abbandonato nel quartiere di San Lorenzo, a Roma, nel 2018

Desirée Mariottini, la 16enne violentata ed uccisa in uno stabile abbandonato nel quartiere di San Lorenzo, a Roma, nel 2018

Roma, 29 maggio 2024 - Nel processo di Appello bis per l'omicidio di Desirée Mariottini, la ragazzina violentata ed ucciso in uno stabile abbandonato nel quartiere di San Lorenzo, a Roma, e che venne trovata senza vita il 19 ottobre 2018, sono state ridotte le condanne.

A Mamadou Gara, condannato all'ergastolo nel primo processo appello, i giudici della Corte d'Assise d'Appello hanno ridotto la pena a 22 anni. Alinno Chima, condannato a 27 anni si vede ridurre di un anno la pena, mentre Brian Minthe passa da 24 anni a 18. Tutti e tre i cittadini di origine africana sono accusati di omicidio, a seconda della posizione, violenza sessuale e spaccio. Per una quarta persona, Yousef Salia, è già definitiva la condanna all'ergastolo.

Il processo di Appello bis era stato disposto dalla Cassazione che lo scorso 20 ottobre la Cassazione aveva fatto cadere alcune delle accuse nei confronti degli imputati.

Grande amarezza per la sentenza da parte della madre e dei parenti della vittima, che però non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Gli avvocati di parte civile si sono limitati a dire: "Attenderemo di leggere le motivazioni che verranno depositate nelle prossime settimane".

Le indagini hanno appurato che Desirée morì a causa di un mix letale di sostanze stupefacenti, e fu vittima anche di abusi nell'immobile abbandonato nel quartiere San Lorenzo dove fu8 trovata senza vita. Secondo l'accusa è stato determinante il ruolo svolto dai quattro: gli imputati, con ruoli diversi, non fecero nulla cercare di salvare la vita alla ragazza originaria della provincia di Latina. Nelle motivazioni della sentenza di rinvio la Cassazione si legge che la morte della minorenne è arrivata dopo una "lunga sequenza di eventi criminosi" che si sono "sviluppati lungo diverse ore nelle quali le condotte relative alla somministrazione delle sostanze stupefacenti ingerite dalla vittima fin dalla mattina di quel giorno, che le hanno provocato l'overdose, si sono collegati con le condotte relative alla mancata attivazione dei soggetti presenti nella 'sala del crack', dove la minore era stata lasciata agonizzante su un letto senza essere soccorsa".