Roma, 14 gennaio 2024 – Sono stati identificati i tre uomini che erano a bordo dell’auto da cui sono partiti i proiettili che hanno ucciso Alexandru Ivan, il 13enne freddato venerdì notte nel parcheggio della metro Pantano, al confine tra Roma e Monte Compatri. Le ricerche si stanno intensificando, i tre uomini – forse dei nomadi di origini romene – potrebbero avere le ore contate.
“Sono stati i rom a sparare, li conosciamo tutti da queste parti: quando ero piccolo mi bullizzavano”, ha detto Ionut, il fratello del patrigno di Alexandru. Tanti i punti oscuri della vicenda, finita nel sangue qualche ora dopo una lite scoppiata in un bar tra un gruppo di rom e i parenti del ragazzino, tra cui la madre e il compagno.
Chi era Alexandru Ivan: il ricordo del padre
“Aveva la passione per la box. Lo sentivo quasi tutti i giorni”. Inizia così il racconto di Eduard Ivan, il papà di Alexandru, il ragazzino non ancora 14enne ucciso nel parcheggio della metro Pantano. “Era un bravo ragazzo. A dicembre è venuto con me in vacanza in Romania, sembrava tranquillo”, ricorda l’uomo.
Alexandru frequentava la terza media all’Istituto ‘Domenico Savio’ e l’anno prossimo sarebbe andato alle superiori. Un ragazzo che amava studiare storia e giocare a calcio, un passatempo che condivideva con gli amici.
“Da sei anni vivo a Firenze – continua il papà di Alexandru – ho saputo che avevano sparato a Alexandru da mia madre. L’ha letto sui siti. Io ero a lavoro e mi ha chiamato. Sono arrivato ieri a Roma e ora andrò dai carabinieri, poi parlerò con la mia ex per decidere cosa fare con nostro figlio. Lo avevo sentito l'ultima volta due giorni fa, mi ha detto solo che era stanco. Era un ragazzo tranquillo. Non so cosa possa essere successo: non doveva essere lì alle 3 di notte”.
Il nonno: “Gli ho detto di restare in auto con me”
“Non ho visto chi ha sparato, ero in macchina e ho sentito due spari. Mio nipote prima era con me in macchina, poi dopo cinque minuti ha aperto la porta ed è scappato. Non so che ha pensato, gli avevo detto: resta in macchina con me. Prima mi ha ascoltato, poi invece è sceso'', ricorda Katlan Petri, il nonno materno di Alexandru. “Quando ho sentito i due colpi sono sceso dalla macchina e mi sono avvicinato a lui. Era per terra. Quelli che gli hanno sparato non ce l'avevano con lui”, aggiunge il nonno.
Una domanda ancora senza risposta: le tre persone ricercate sono le stesse che erano nel bar o sono state inviate da eventuali mandanti per una sorta di regolamento di conti? Anche questo stanno cercando di chiarire gli inquirenti.
I punti fermi dell’indagine
Nelle ultime ore, gli investigatori hanno sentito almeno 20 persone alla ricerca di particolari determinanti per la cattura dei killer. "Per quanto riguarda i sospettati, mi sento di dare i dati oggettivi: un aspetto è definire coloro che hanno litigato all'interno del bar, un altro è circostanziare le responsabilità a carico di singoli e capire chi ha sparato”. Sono le parole del tenente colonnello Alberto Raucci, comandante della compagnia di Frascati, che sta indagando sull'omicidio del minorenne romeno nella notte tra venerdì e sabato.
“Sono in corso ininterrotte indagini da parte del nucleo investigativo di Frascati con la Procura di Velletri. Ci sono al momento alcuni punti fermi: la lite all'interno del bar, la presenza al parcheggio della fermata della metro C Pantano della vittima e di alcuni suoi familiari e il sopraggiungere di una vettura da cui sono stati esplosi alcuni colpi d'arma da fuoco”, conclude Raucci.
Chi ha sparato?
Le tre persone che quella notte erano nell'auto da cui sono partiti i colpi di pistola che hanno ucciso Alexandru Ivan sono le stesse che poche ore prima avevano litigato con lo stesso gruppo all'interno di un bar su via Casilina? Ruota attorno a questa domanda l'indagine dei carabinieri della compagnia di Frascati che, coordinati dalla procura di Velletri, stanno stringendo il cerchio attorno ai presunti responsabili della morte del minorenne.
La lite nel bar e poi gli spari
Che tra i due episodi – la lite e l'omicidio – ci sia un legame è certo. Ma non si può escludere che a esplodere i colpi mortali sia stata la mano di altre persone, legate da parentela o amicizia con il gruppo di nomadi che, all'interno del locale, aveva litigato con il compagno della madre di Alexandru e i suoi amici. Per questo, nonostante le identificazioni, le indagini coordinate dai pm vanno avanti, ma ci vorrà ancora qualche ora per mettere tutto in fila e procedere a eventuali fermi.