Roma, 14 gennaio 2024 – È caccia aperta ai tre uomini sospettati di avere ucciso Alexandru Ivan, il 13enne morto sul colpo dopo essere stato raggiunto da uno dei proiettili esplosi da una pistola. Il nonno dice di avere sentito due colpi, quel che è certo è che a sparare è stato qualcuno che erano nell’auto fuggita nel nulla.
“Aveva un foro al cuore, mi è morto tra le braccia”, ha raccontato il patrigno Tiberiu. È successo nella notte tra venerdì e sabato, intorno alle 3. Poche ore prima c’era stata una lite in un bar sulla Casilina tra un gruppo di nomadi e i parenti del minorenne, tra cui la madre e il patrigno. Poi il gruppo si è spostato nel parcheggio della metro Pantano di Monte Compatri, periferia sud di Roma. È arrivata una macchina e qualcuno ha sparato.
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“Chi è colpevole deve pagare”. A dirlo è il padre di Ivan Alexandru, ucciso con alcuni colpi di arma da fuoco nel parcheggio della fermata metro Pantano. “Non so chi può essere stato”, ha aggiunto il padre. “Era un ragazzo tranquillo, so solo che ha iniziato a fumare un paio di mesi fa e io non ero d'accordo. A scuola andava bene, era bravo. Faceva boxe, ma non mi ha espresso mai preoccupazione per le persone che frequentava”, ha aggiunto il padre, Ivan Eduard, che ora deve parlare con i carabinieri. “Voglio sapere tutto, tutto il possibile – ha concluso il padre – e poi devo decidere sui funerali per mio figlio. Ma dall'ospedale mi hanno detto che fino a lunedì non posso fare nulla”.
“Era una trappola”. Lo ha detto ieri il nonno di Alexandru e lo stanno raccontando anche alcuni testimoni della tragedia accaduta nel parcheggio di Monte Compatri. Si perché tutto ha avuto inizio verso le 23.30 in un bar sulla Casilina, in zona Borghesiana. Il patrigno del ragazzino ucciso esce di casa per andare a comprare da bere per festeggiare un compleanno in casa.
Nel bar c’erano i soliti volti noti. Lo zio racconta di uno sguardo di troppo con alcuni avventori, dei nomadi. Partono spintoni, volano parole grosse e alla fine anche una scazzottata. Ma la storia non torna. Perché una volta a casa qualcuno chiede un chiarimento al patrigno. E si danno appuntamento nel parcheggio. Vanno tutti: il patrigno arriva con il 13enne, la madre e il nonno del bambino. All’improvviso sopraggiunge un’auto e scatta l’agguato: prima gli spari e poi la morte di Alexandru.
“Mi sono avvicinato a lui e gli ho alzato la maglietta: era tutto sporco di sangue e aveva un foro all'altezza del cuore. Mi è morto tra le braccia”. A raccontarlo è Tiberiu, il compagno della madre di Alexandru Ivan, il 13enne ucciso l'altra notte alle porte di Roma.
Il 28enne ripercorre la serata. “Mi avevano dato appuntamento per un chiarimento con quei due uomini con cui mi ero picchiato al bar verso le 11 di sera. Mi hanno scritto su Messenger – dice il patrigno del minorenne – perché siamo amici su Facebook. 'Dobbiamo parlarti, dobbiamo chiarirci, vieni al parcheggio’ e io ci sono andato insieme ad Alexandru, suo nonno, suo zio materno, mia madre e mia sorella”. E sui motivi della lite taglia corto: “Perché quei due erano prepotenti. Forse io gli stavo antipatico, ma noi non siamo gente che può sopportare che qualcuno ti derida. E ci siamo picchiati”.
"Il colpevole deve pagare". A dirlo è Eduard Ivan, il papà del 13enne ucciso da un colpo di pistola a Monte Compatri. "Alexandru era un ragazzo tranquillo. Non so cosa possa essere successo”.Era un ragazzo tranquillo. Non so cosa possa essere successo", aggiunge.
Il numero di colpi che hanno ucciso Alexandru Ivan “sarà definito chiaramente dall'esame autoptico sul corpo della vittima”. Lo ha detto il tenente colonnello Alberto Raucci, comandante della compagnia di Frascati, nel corso di un punto stampa sul luogo dell’omicidio. Il nonno del 13enne ha raccontato di avere sentito due colpi. “Di certo – ha aggiunto Raucci – c'è che la vittima e i suoi familiari si trovavano qui e sono stati esplosi alcuni colpi di arma da fuoco: uno ha colpito la vittima. Sul resto stiamo verificando”.
Sono una ventina le persone ascoltate finora nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Alexandru Ivan. “Ci sono delle persone, che erano qui presenti nel parcheggio, che dicono che c'era un appuntamento per chiarire quanto accaduto nel poco prima nel bar, ma tutto è oggetto di approfondimento”.
Tutto è iniziato alle 23.30 nel bar sulla Casilina, dove i parenti del 13enne hanno litigato con un gruppo di nomadi. “Eventuali screzi precedenti sono oggetto di approfondimento”, ha ricordato il tenente colonnello Alberto Raucci, comandante della compagnia di Frascati.
“Il movente è oggetto di indagine: è stato riferito qualcosa relativamente ai motivi di litigio, ma va verificato”. A rivelarlo è il comandante dei carabinieri della Compagnia di Frascati, Alberto Raucci. “Sui motivi della lite è determinante ciò che stanno riferendo le persone informate sui fatti e presenti sul posto e, come sempre, ogni versione viene poi verificata da parte nostra”. Al momento è quindi “prematuro parlare di rancore tra gruppi o malaffare”, ha spiegato. Anche le dichiarazioni del patrigno, ha aggiunto, vanno verificate.
“Le telecamere di quest'area non consentono assolutamente di individuare gli autori dell'omicidio”. Così il comandante dei carabinieri della Compagnia di Frascati, Alberto Raucci, in un punto stampa a Pantano, dove nella notte tra venerdì e sabato scorsi è stato ucciso a colpi di pistola Alexadru Ivan, 13enne romeno.
“L'unica telecamera presente sul posto riprende la scena da un'altezza notevole, motivo per il quale da questa sola telecamera in questo posto non è definibile'” nemmeno l'autovettura, aggiunge. “Qualche dettaglio dalle immagini si comprende”, aggiunge rispondendo ai cronisti che chiedevano il colore dell'auto.
“Dobbiamo impegnarci tutti di più coi ragazzi, noi per primi”. Lo sottolinea il sacerdote della chiesa di San Niceta a Monte Compatri, periferia sud di Roma, dove è stato ucciso il 14enne romeno Alexandru Ivan. “É una tragedia. Aveva una vita davanti a sé questo ragazzo”, osserva don Cristian Tutoroi, che lancia un appello ad un maggior impegno coi giovani, anche da parte della Chiesa. “Dobbiamo impegnarci di più coi ragazzi. A tutti i livelli. A cominciare da noi”, osserva il sacerdote che spiega che la comunità si è unita per pregare per Alexandru e per la famiglia. “La comunità non può che sentirsi scossa, ma tutti quanti dobbiamo impegnarci di più – ribadisce – per mettere un argine alla violenza tra i giovani”.
Una tragedia dai contorni sfocati: le telecamere hanno ripreso un uomo con una mazza da baseball – si pensa nel gruppi di persone con cui era Alexandru – ma non è chiaro se il killer sia uno dei nomadi che erano nel bar o se siano altre persone mandate per vendicarsi.
Ci sono tre ricercati nelle indagini sull'omicidio di Alexandru Ivan, il 13enne ammazzato nella notte tra il 12 e il 13 gennaio nel parcheggio della metro Pantano di Roma. Sono stati identificati i tre uomini che erano a bordo dell’auto da cui sono partiti i proiettili che hanno colpito il ragazzo. Le ricerche si stanno intensificando, i tre uomini – forse dei nomadi di origini romene – potrebbero avere le ore contate.
La dinamica dell'omicidio del 13enne Alexandru, ancora al vaglio dei militari dell'Arma, è raccontata nelle immagini delle videocamere comunali installate nel parcheggio della metro di Monte Compatri. Dai video emerge l'inizio dell'aggressione: si vedrebbero sette persone interne al gruppo della vittima. Una di queste sarebbe stata in possesso di una mazza da baseball nascosta dietro la schiena. Non si vedrebbero invece pistole. L'angolo dove sono stati esplosi i colpi, non sarebbe invece coperto dalle telecamere.