Roma, 21 marzo 2024 – Sarà una perizia a fare luce sulla morte del giornalista Andrea Purgatori, deceduto lo scorso luglio per presunte ischemie cerebrali. Lo ha disposto il giudice per le indagini preliminari di Roma, che durante l'incidente probatorio di questa mattina ha affidato l’incarico ai periti.
Il fascicolo che ha dato il via all’inchiesta è stato aperto dalla procura dopo la denuncia della famiglia del noto giornalista, che sospetta una serie di negligenze nel protocollo di cura del 70enne, tra cui una radioterapia non appropriata. "I consulenti del pubblico ministero hanno individuato gravi criticità nella risonanza magnetica dell'encefalo di Andrea Purgatori" e “metastasi cerebrali la cui presenza è stata invece esclusa dagli accertamenti autoptici e istologici".
L’incidente probatorio
L'atto istruttorio irripetibile era stato sollecitato dalla procura di Roma nelle scorse settimane alla luce di una consulenza che era stata disposta per fornire risposte sulle cause del decesso del giornalista morto a 70 anni.
Nell'atto in cui la Procura ha chiesto l'incidente probatorio vengono citate le conclusioni della consulenza. “In estrema sintesi”, l'accertamento “evidenzia che il giornalista, pur affetto da tumore polmonare in metastasi, è deceduto per le conseguenze di una endocardite infettiva che ha indotto nel paziente una diffusa embolizzazione sistemica”.
“Tale patologia – si legge nella richiesta del gip – non è stata individuata in tempo utile per poter avviare tempestivamente le cure idonee, e proprio in relazione alla sua omessa e comunque tardiva diagnosi” si è proceduto all'iscrizione del cardiologo.
Cosa dicono i consulenti
"I consulenti del pubblico ministero hanno individuato gravi criticità nella risonanza magnetica dell'encefalo di Andrea Purgatori". Per questo motivo il pubblico ministero della procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati il primo dei quattro medici chiamati in causa per la scomparsa del grande giornalista.
Il dato viene chiarito nella richiesta di incidente probatorio che è stata trasmessa alle parti. All'esito dell'udienza di oggi il gip ha disposto una perizia per accertare le cause della morte. Nel referto sono state "diagnosticate 'senza margine di dubbio' – si aggiunge – metastasi cerebrali del tumore primario (al polmone) la cui presenza è stata invece esclusa dagli accertamenti autoptici e istologici", inoltre "non segnalava la possibilità che le lesioni cerebrali evidenziate dalla risonanza avessero una natura ischemica".
I consulenti tecnici del pm – si ricorda – spiegano che "in estrema sintesi evidenzia che il giornalista, pur affetto da tumore polmonare in metastasi, è deceduto per le conseguenze di una endocardite infettiva che ha indotto nel paziente una diffusa embolizzazione sistemica. Tale patologia non è stata individuata in tempo utile per poter avviare tempestivamente le cure idonee, e proprio in relazione alla sua omessa e comunque tardiva diagnosi" è stato chiamato in causa un cardiologo.
Indagine per omicidio colposo
Nel procedimento sono indagati per omicidio colposo quattro medici, tra cui tre radiologi della clinica Pio XI che sottoposero Purgatori alla Tac e il cardiologo che aveva in cura il giornalista. Purgatori era affetto da un tumore, ma il dubbio della moglie e dei figli è che il giornalista sia stato curato male o in ritardo.
Nel registro degli indagati sono iscritti Maria Chiara Colaiacomo, che fa parte dell'equipe che affianca il radiologo Gianfranco Gualdi, già sotto inchiesta con il suo assistente Claudio Di Biasi e del cardiologo Guido Laudani, che ebbe in cura Purgatori.
Cosa ha stabilito l’autopsia
L’autopsia ha escluso che il giornalista avesse delle metastasi al cervello, come inizialmente paventato e come invece ha rilevato una prima consulenza – e ha indicato come causa della morte un’infezione cardiaca: è per questo che l’incidente probatorio prima e la perizia poi sono stati voluti dal giudice accertare la correttezza delle diagnosi e delle cure conseguenti.
I periti avranno 90 giorni di tempo per concludere i loro accertamenti. Nei quesiti posti agli specialisti dal giudice del tribunale di Rima si chiede, inoltre, di fare chiarezza sulla presenza di metastasi – secondo la difesa potrebbero essere scomparse dopo le cure e, per questo, non rilevate dall’autopsia – e individuare come e quando è partita l'infezione cardiaca.
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