Roma, 7 aprile 2023 - Rischiano il processo per inquinamento ambientale due dirigenti dell'Eni in relazione al deposito carburanti di Santa Palomba di Pomezia, nella Città metropolitana di Roma: fuoriuscite di carburante avrebbero danneggiato in maniera irreversibile i tre livelli della falda acquifera. I carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico della Capitale hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari ad Eni Spa ed agli addetti - si sottolinea - ritenuti responsabili del reato di inquinamento ambientale.
Inquinate le falde acquifere
Le indagini, dirette dal Procuratore della Repubblica di Velletri Giancarlo Amato e dal pm Ambrogio Cassiani, sono state condotte per circa un anno e mezzo dai militari del Noe ed hanno permesso di accertare che dal 2019 ad oggi, il deposito di carburanti di proprietà dell'Eni Spa, situato in località Santa Palomba di Pomezia, a causa della progressiva fuoriuscita di carburante da alcuni serbatoi, ha inquinato i terreni circostanti interessando, in maniera irreversibile, i tre livelli della falda acquifera.
"Negligenza ed imprudenza per risparmiare sui costi"
L'attività investigativa, condotta anche attraverso accertamenti tecnici, ha messo in luce come l'azienda nel corso del tempo, per negligenza ed imprudenza e per ottenere un risparmio sui costi dovuti all'adeguamento dei criteri di sicurezza ed alle manutenzioni, ha omesso di installare i doppi fondi in alcuni serbatoi contenenti jet-fuel e benzina e non ha provveduto ad impermeabilizzare con il cemento i bacini di contenimento attorno ai serbatoi, costituiti invece da terreno permeabile e favorendo così lo sversamento. Ad Eni è stata anche contestata la responsabilità amministrativa in quanto il modello organizzativo non prevedeva appositi protocolli sulla prevenzione in materia di perdita di carburanti dai serbatoi che potessero prevenire i reati ambientali.