Roma, 21 novembre 2022 - Confermate tutte le condanne per il branco che lasciò morire Desirèe. E' arriva questo pomeriggio 21 novembre la sentenza del processo di Appello per la morte di Desirée Mariottini (nella foto), la 16enne originaria di Cisterna di Latina, morta il 19 ottobre del 2018 a causa di un mix di droghe, dopo essere stata abusata in un immobile abbandonato di via dei Lucani nel quartiere San Lorenzo nella capitale.
I quattro imputati, Mamadou Gara, Yousef Salia, Brian Minthe e Alinno Chima sono accusati, a vario titolo, di omicidio, violenza sessuale e spaccio.
Le parole di Barbara, la mamma
Hanno atteso la sentenza abbracciate, la mamma, la nonna e la zia di Desirèe: sui volti l'espressione di un dolore misto alla disperizione di una perdita che non si può accettare. "Speravo nella conferma delle condanne. Sono quattro mostri e devono stare dietro le sbarre. Il dolore io e la mia famiglia lo porteremo dietro tutta la vita. Questa sentenza mi dà solo un po' di pace dopo tanto dolore, ma il dolore ci sarà sempre e nessuno mi ridarà mai più mia figlia". Così Barbara Mariottini, la mamma di Desirée, dopo la sentenza della Corte di Appello della Capitale che ha confermato le condanne nei confronti dei quattro imputati: a due ergastoli per Gara e Salia e a 27 e 24 anni e mezzo per Chima e Minthe.
Una chiamata al 112 l'avrebbe salvata
Desirée Mariottini venne trovata morta nello stabile di via dei Lucani, a San Lorenzo, la mattina del 19 ottobre 2018. La sera del decesso - secondo quanto ricostruito dagli inquirenti - aveva preso degli stupefacenti e poi si era sentita male. Le persone intorno a lei, invece di aiutarla, però, non hanno fatto nulla. Anche se era chiaro che aveva bisogno di essere portata in ospedale. "Desirée è stata invece violentata e lasciata morire". Il procuratore generale, in sede di requisitoria il mese scorso, aveva chiesto la conferma delle condanne per gli imputati.
"Lo stato di semi incoscenza in cui versava Desirée le impedì anche di rivestirsi - ha spiegato davanti alla corte - Respirava appena e nonostante fosse incosciente gli imputati rimasero indifferenti. Dicevano che si stava riposando pur sapendo che aveva assunto sostanze e si mostrarono minacciosi verso chi tra i presenti voleva chiamare i soccorsi fino a pronunciare la terribile frase: "Meglio lei morta che noi in galera'".
Quella degli imputati - sempre secondo il magistrato della pubblica accusa - è stata "una volontà cattiva nei confronti della vittima e legata al desiderio di mantenere il loro commercio di droga, Nessuno doveva sapere cosa succedeva in quella casa. Una chiamata al 112 sarebbe bastata a salvarla. Ma loro rimasero spettatori di una situazione che si aggravava e non permisero neanche agli altri presenti di intervenire per chiamare i soccorsi".
Il mix micidiale di droghe e gli abusi per ore
Desirèe è stata incosciente per ore a causa di un mix micidiale di droghe e poi abusata più volte, e da più persone. A quanto ricostruito, la 16enne avrebbe assunto droga già nel pomeriggio del 18 ottobre del 2018 e avrebbe perso coscienza per poi morire nella notte. In quel lasso di tempo, mentre dallo stato di incoscienza si passava alla morte, si sarebbero consumati gli abusi. Strazianti nelle ore successive alla morte di Desirèe le parole della madre della 16enne, Barbara Mariottini: "Ora voglio giustizia per Desirée, voglio che questa tragedia non accada ad altre ragazze.
Le indagini
Il branco è stato identificato dopo una serie di testimonianze e rilievi effettuati nello stabile di via Lucani dove è stato trovato il corpo. Diversi testimoni hanno raccontato agli inquirenti che la ragazza nelle ultime settimane andava e usciva da quello stabile frequentando soggetti con cui avrebbe avuto incontri sessuali per potersi comprare la sostanza stupefacente.