Roma, 29 novembre 2024 – Un lavoratore in servizio presso il Centro ricerche Casaccia, alle porte di Roma, è rimasto contaminato da sostanze radioattive.
La contaminazione
L'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare-Isin "sta seguendo con la massima attenzione il caso di contaminazione registratosi presso l'impianto Plutonio del Centro di Casaccia, presso Roma, che ha coinvolto un lavoratore in servizio" si spiega appunto in una nota. L'Isin, "nell'immediatezza della contaminazione, ha effettuato una prima ispezione nell'impianto e ha raccolto a verbale le dichiarazioni dei responsabili dell'impianto sulla dinamica di quanto accaduto. Parallelamente, sta seguendo l'evolversi della vicenda, che sembra al momento non prefigurare conseguenze severe. Una seconda ispezione è stata già programmata e sarà effettuata nei prossimi giorni".
I controlli
Resta, naturalmente, l'esigenza – come da missione istituzionale dell'Isin – di accertare quanto accaduto "e come si è potuta verificare la contaminazione di un esponente del personale, che dovrebbe operare in piena sicurezza grazie ai dispositivi di protezione previsti dalle normative in materia. Compito dell'Isin è anche accertare, ove vi fossero state, falle nelle procedure di sicurezza o nella loro attuazione e raccogliere elementi per individuare eventuali responsabilità".
Il centro di ricerche Casaccia
l Centro Ricerche Casaccia è il più grande complesso di laboratori ed impianti dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile).
Sorge sulla via Anguillarese, circa 25 km a nord-ovest di Roma, presso il lago di Bracciano.
Il suo nome deriva dalla fattoria “La Casaccia” attorno alla quale sorsero, nel 1959, i primi laboratori in cui operavano poche decine di ricercatori, che hanno costituito il nucleo originario di quella che è oggi una delle principali sedi di ricerca interdisciplinare in ambito nazionale.
Nato come centro multidisciplinare a supporto di un programma complesso (il programma italiano di ricerca e sviluppo nel settore dell’utilizzazione pacifica dell’energia nucleare), il Centro Ricerche Casaccia ha mantenuto nel corso degli anni - e con le varie leggi di riforma del’ENEA - la sua caratteristica di centro di ricerca, sviluppo, applicazione (anche con impianti dimostrativi) e trasferimento di tecnologie innovative.
Nel centro si effettuano ricerche sulle fonti energetiche e vengono svolte anche sperimentazioni su:
- Tecnologie, Impianti e materiali per la fissione nucleare
- Sicurezza e Sostenibilità del Nucleare
- Metrologia delle radiazioni ionizzanti
Le reazioni
"Apprendiamo da notizie di stampa che presso l'ex sito nucleare di Casaccia, gestito dalla Sogin, alle porte di Roma, nei giorni scorsi un operaio sarebbe risultato colpito da contaminazione da plutonio. Chiediamo pertanto al ministro dell'Ambiente se sia stato informato tempestivamente di quanto avvenuto, di quali elementi conoscitivi disponga in relazione all'incidente e, in particolare, in merito allo stato di contaminazione del sito e al progetto al quale stava lavorando l'operaio coinvolto e se siano state messe in atto misure idonee ad assicurare la massima sicurezza e protezione sanitaria per la popolazione. Chiediamo inoltre quali iniziative urgenti intenda intraprendere per accelerare l'iter di individuazione del deposito unico nazionale delle scorie radioattive al fine di anticipare, rispetto alla previsione del 2039, la sua messa in esercizio. Cosi' i deputati del Pd Simiani, Peluffo, Di Sanzo, Laus e D'Alfonso, in un'interrogazione al ministro dell'Ambiente.
Cosa sarebbe successo
E' stato probabilmente un 'incidente' durante la svestizione degli indumenti protettivi a contaminare con sostanze radioattive il lavoratore del Centro ricerche Casaccia di Roma. A quanto si apprende, si tratta comunque di una situazione assolutamente sotto controllo e che non avrà serie conseguenze per l'operaio, 'colpito' in una piccola parte del proprio corpo.
Non c'è stata infatti alcuna fuga di elementi radioattivi e il lavoratore non è stato esposto a una fonte. Dalle prime indagini, come detto, potrebbe essere stata una non corretta procedura nel togliersi gli indumenti protettivi a causare la piccola contaminazione. Ad avvalorare questa ipotesi anche il fatto che l'operaio non ha avuto alcun malessere, ma ci si è accorti della sua situazione perché ha suonato ai controlli di sicurezza in uscita dal Centro ricerche.