Roma, 6 agosto 2023 – Marcello De Angelis, la mente della strategia di comunicazione del neo governatore del Lazio, Francesco Rocca (ex direttore del Secolo d'Italia), ha un curriculum alle spalle da militante nero. Ed è lo stesso Rocca che oggi sottolinea come De Angelis abbia parlato “a titolo personale”, sottolineando che per il momento resta al suo posto, in attesa di un incontro dopo il quale “valuterò il da farsi”. Ma chi è il giornalista che bazzica i piani alti della politica, finito sotto i riflettori per la polemica innescata da un post su Facebook in cui ribalta la storia giudiziaria della strage di Bologna, negando le tre condanne definitive ai tre eversivi considerati gli autori materiali dell’esplosione? Ecco la storia del 63enne Marcello De Angelis.
La replica: “Ho detto quello che penso”
“Come ogni libero cittadino di questa Nazione, ho esercitato il diritto di esprimere la mia opinione su un evento solstiziale della nostra storia, fondata su decenni di inchiesta svolta come giornalista e parlamentare”. È il post apparso stamattina sul profilo Facebook di Marcello De Angelis, parole che avrebbero dovuto porre fine alla polemica sulla strage di Bologna, rimbalzata agli onori delle cronache dopo al reazione del governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e della segretaria del Pd, Elly Schlein. E invece il nuovo post è destinato a sollevare un nuovo vespaio.
“Non lo nego”, scrive il giornalista, che dice di avere espresso il suo parere sulla strade di Bologna “animato dalla passione di chi ha avuto un fratello morto (Nazaremo detto Nanni, morto nel 1980 all’interno del carcere di Rebibbia in circostante poco chiare, ndr) vittima di uno degli accertati dei pestaggi orditi per impedire l’accertamento della verità, con l’utilizzo della falsa testimonianza del massacratore del Circeo Angelo Izzo. E quindi con il diritto personale e familiare di chiedere di approfondire ogni analisi finché non sia dissipato qualunque dubbio”. E aggiunge: “Ho detto quello che penso senza timore delle conseguenze. Se dovrò pagare per questo e andare sul rogo come Giordano Bruno per aver violato il dogma, ne sono orgoglioso”.
Chi è Marcello De Angelis
Nel passato di Marcello De Angelis c’è una breve militanza politica nel Fronte della Gioventù durante gli anni del liceo, per poi entrare tre anni dopo in Lotta Studentesca insieme al fratello Nazareno (detto Nanni). Ed è lì che conosce quelli che poi diventeranno i personaggi chiave di Terza Posizione, movimento neofascista eversivo nato da una costola di Lotta Studentesca. Nato a Roma nel 1960, De Angelis è un cognome importante negli ambienti artistici: il padre era uno scenografo della Rai, il nonno era il cantante operistico Nazzareno De Angelis. Ma gli ‘anni di piombo’ della gioventù sessantottina lascia tracce profonde: la sorella Germana è la moglie dell’ex terrorista nero Luigi Ciavardini, esponente del gruppo neofascista ‘Nuclei Armati Rivoluzionari’.
Da Terza Posizione alla condanna per associazione sovversiva
Dopo la strage di Bologna del 1980, De Angelis parte per Londra nel tentativo di avvertire alcuni amici che in Italia la situazione è rovente e la procura che indaga sull’esplosione alla stazione sta emettendo mandati di cattura per associazione sovversiva e banda armata. Nel mirino ci sono i leader del movimento Terza Posizione. Ma, una volta messo piede in Inghilterra, De Angelis viene arrestato e rimare incarcerato per sei mesi nella prigione di massima sicurezza di Brixton. I reati che gli vengono contestati sono di natura politica e i giudici inglesi negano l’estradizione in Italia. Torna in Patria nove anni dopo, ma le acque si sono calmate e lui decide di costituirsi. Tuttavia, viene condannato a 5 anni e 6 mesi di reclusione per associazione sovversiva e banda armata. Ne sconta tre, uscendo dal carcere nel 1992.
L’attività giornalistica
Dopo aver scontato la condanna, De Angelis riprende a fare politica, ma da un altro punto di vista: quello del giornalismo. Insieme all’ex leader di Prima Linea, Maurice Bignami, dirige il giornale ‘La spina nel fianco’, un laboratorio di sperimentazione intellettuale per superare gli opposti estremismi. Collabora dalla fondazione del periodico ‘L'Italia settimanale’, diretto da Marcello Veneziani ed entra tra le fila di ‘Alleanza Nazionale’ fin dalla fondazione, nel 1995. L’anno dopo è alla guida di Area, il mensile della destra sociale di Alemanno e Storace: un’esperienza talmente importante da spingerlo nel 2004 a pubblicare il libro ‘Otto anni in Area di rigore’.
Dal 2011 al 2014 dirige il ‘Secolo d'Italia’, con una visione che guarda al futuro: è sotto la sua direzione che l'editore decide il passaggio del giornale sul web. Nel 2023 è stato chiamato da Francesco Rocca – l’ex presidente della Croce Rossa candidato alle ultime elezioni per volere della premier Giorgia Meloni – al ruolo di responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio.
La carriera parlamentare
De Angelis è stato per diversi anni legato a Gianni Alemanno e alla componente della destra sociale di Alleanza Nazionale, prima di confluire nel Popolo delle Libertà dove si avvicina a Gianfranco Fini. Gli alleati di partito lo considerano la ‘colomba’ per il suo ruolo di mediazione tra Fini e Berlusconi, nel tentativo di evitare la rottura tra le due correnti. E alla fine, con la scissione di Futuro e Libertà, rimane nel Pdl.
Nel 2006 è eletto senatore nelle liste di Alleanza Nazionale in Abruzzo e nella XV legislatura diventa membro della Commissione agricoltura e del Comitato di vigilanza sugli accordi di Schengen, nonché segretario della Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito. Due anni dopo viene eletto alla camera con il Popolo della Libertà, sempre in Abruzzo, ed entra in Commissione Bilancio, Commissione Difesa e Commissione di vigilanza Rai.