Domenica 22 Dicembre 2024
REDAZIONE ROMA

Spediva carne putrefatta all’ambasciatore israeliano a Roma: perquisito un dipendente del Ministero dell’Istruzione

Un 51enne di Latina sarebbe stato ripreso dalle telecamere di tre uffici postali tra la Capitale, Latina e Frosinone. Nei pacchi destinati al diplomatico Alon Bar trovate sostanze di origine animale

L'ambasciata di Israele a Roma. Nel box: il diplomatico Alon Bar

Roma, 13 aprile 2024 – Carne putrefatta inviata via posta all’ambasciatore israeliano di Roma: tre i pacchi intercettati tra Roma, Latina e Frosinone. A spedire i plichi sarebbe stato un dipendente del Ministero della Pubblica Istruzione, ripreso delle telecamere negli uffici postali dove sono stati scoperti i plichi con carne di origine animale.

Dopo una lunga indagine coordinata dalla procura di Roma, ieri la Digos ha passato al setaccio l’abitazione dell’uomo – un 51enne di Sezze, in provincia di Latina – già noto agli ambienti investigativi come appartenente ad ambienti di estrema sinistra filo palestinese. Perquisiti la casa, computer e telefoni.

Tre plichi con carne putrefatta: ecco dove

La carne putrefatta era inserita in plichi sigillati destinati all'Ambasciatore di Israele a Roma, Alon Bar. Tre i casi segnalati negli ultimi mesi dagli uffici postali: uno a Roma il 9 febbraio, uno a Terracina (Latina) il 15 febbraio e l'altro a Isola del Liri (Frosinone) il 14 marzo. Come hanno poi accertato gli esami sulla carne, i pacchetti contenevano sostanze di origine animale.

Le indagini della Digos

Le indagini hanno consentito di focalizzare l'attenzione su un uomo che, secondo quanto ricostruito, avrebbe agito in tutte le occasioni segnalate con le stesse modalità di esecuzione. Il 51enne agiva da solo: si presentava alle Poste con il plico già confezionato, indossando sempre gli stessi capi di vestiario e indicando sui colli postali mittenti inesistenti.

Sequestrati vestiti e pc

Nel corso della mattinata di ieri, la Digos ha sequestrato nella sua abitazione abiti simili a quelli ripresi dalle telecamere – e quindi presumibilmente indossati dall’uomo durante le tre spedizioni negli uffici postali – e altri elementi ritenuti utili alla ricostruzione delle ipotesi investigative. Sono in corso accertamenti su computer, tablet e smartphone sequestrati.