Venerdì 20 Dicembre 2024
REDAZIONE ROMA

Regione Lazio, D'Amato condannato a risarcire 275mila euro di fondi pubblici

Secondo la Corte dei Conti, i soldi erogati dalla Regione per la Fondazione Italia Amazzonia sarebbero stati "utilizzati indebitamente per finanziare l’attività politica" di un'associazione riconducibile all'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato

Alessio D'Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio

Roma, 2 settembre 2022 – Scoppia la bufera in Regione, Alessio D’Amato condannato dalla Corte dei Conti a restituire 275mila euro di fondi pubblici “utilizzati indebitamente per finanziare l’attività politica”. A stabilirlo è stata al Corte dei Conti, che ha concluso il processo contabile sui finanziamenti regionali, percepiti tra il 2005 e il 2008, dalla Fondazione Italia Amazzonia Onlus, di cui l’attuale assessore alla Sanità del Lazio era l’allora presidente. Soldi che, invece, sarebbero stati usati per l’associazione di stampo politico “Rosso Verde Sinistra Europea”.

Una sentenza, emessa dal collegio presieduto da Tommaso Miele, che d’Amato ritiene “ingiusta ed ingiustificata e contro la quale sarà depositato immediatamente l'appello da parte degli avvocati Angelo Piazza e Gennaro Terracciano”, commenta a caldo l’assessore, Alessio D’Amato.

Dopo lo scandalo che ha colpito il capo di gabinetto del sindaco di Roma – con il video choc di una lite dai toni violenti tra Albino Ruberti e alcuni nomi noti della politica Dem – il Pd laziale si ritrova nuovamente sotto i riflettori a poche settimane dalle elezioni politiche del 25 settembre. E, questa vola, protagonista dello scandalo è il braccio destro del governatore: il numero uno della sanità regionale, che punta a guidare il Lazio dopo l’era Zingaretti. La sentenza pare fosse nell’aria, ma nessuno si aspettava la bomba in piena campagna elettorale.

Fondi pubblici: come sono stati spesi?

Secondo la sentenza della Corte dei Conti, l’organo di controllo economico e finanziario degli enti pubblici, l’assessore D’Amato dovrà risarcire i 275mila euro con gli interessi. Ecco perché.

Quei soldi erano stati erogati dalla Regione Lazio per finanziare le attività della Onlus Italia Amazzonia: 70mila euro per la ricerca e la divulgazione delle culture delle popolazioni amazzoniche, altri 205mila euro per la realizzazione di iniziative di conoscenza, solidarietà e difesa delle culture indio-amazzoniche. Invece, in base alla ricostruzione dei giudici della Corte di Conti, sarebbero stati “utilizzati indebitamente per finanziare l’attività politica della associazione Rosso-Verde e del gruppo consiliare Ambiente e Lavoro, riconducibile a D’Amato”, si legge nella sentenza.

In quegli anni – tra il 2005 e il 2008 – D’Amato era consigliere regionale del Lazio e, secondo i giudici, era “effettivo dominus di entrambe le associazioni (la Fondazione Italia Amazzonia, di cui era presidente e quella Rosso-Verde, ndr) che dirigeva di fatto attraverso i suoi stretti collaboratori”. Condannati in solido con d’Amato anche Barbara Concutelli e il responsabile della segreteria dell’assessorato alla Sanità del Lazio, Egidio Schiavetti. Assolta una terza collaboratrice finita sotto inchiesta, Simona Sinibaldi.

D’Amato: “Denuncia per falso ideologico in Procura”

D’Amato si dice pronto ad impugnare la sentenza. “Mi considero totalmente estraneo ai fatti risalenti ad oltre 15 anni fa – si difende l’assessore alla sanità del Lazio – senza che peraltro sia stata fornita prova alcuna di un atto o fatto da me compiuto, rilevo che nonostante la procura regionale della Corte dei Conti avesse aderito alle richieste procedurali dei miei difensori per ben tre volte e con motivazioni infondate e sorprendenti, sono state respinte con verbali che non corrispondono all'effettivo svolgimento del giudizio”.

I legali sono già al lavoro per depositare un ricorso alla Corte dei Conti. “Sarà depositato un dettagliato esposto al consiglio di presidenza della Corte dei Conti – annuncia D’Amato – e una denuncia per falso ideologico alla Procura della Repubblica di Roma. Sono assolutamente sereno e fiducioso nel giudizio di appello e continuo il mio lavoro al servizio dei cittadini”.