Giovedì 21 Novembre 2024
GIOVANNI ROSSI
Roma

Agguato a don Coluccia, a Tor Bella Monaca facce basse e silenzi. Il prete anti-spaccio: "I boss mi temono"

Viaggio tra le case popolari della frazione di Roma. Il sacerdote a Palazzo Chigi: "La premier verrà nelle periferie"

Roma, 31 agosto 2023 – A Tor Bella Monaca è un pomeriggio di silenzio e facce basse. L’agguato di martedì a Don Antonio Coluccia durante la settimanale marcia per la legalità segna un’accelerazione senza precedenti nella battaglia quotidiana tra i clan dello spaccio e chi lotta per salvare il quartiere simbolo della periferia romana.

Don Antonio Coluccia, il prete antidroga di Tor Bella Monaca
Don Antonio Coluccia, il prete antidroga di Tor Bella Monaca

Nel tardo pomeriggio Giorgia Meloni chiama a Palazzo Chigi il prete di frontiera. Perché sa di non poter partire stamattina per Caivano – altro inferno del narcotraffico – senza prima offrire solidarietà alla persona che meglio rappresenta la lotta contro i clan della Capitale. Quei clan guidati dai Moccia di Afragola che, a Tor Bella Monaca come a Caivano, continuano a dettare legge. "La premier farà un giro delle periferie, l’ho vista molto convinta – commenta Don Coluccia –. E io credo nella regola delle 3P: pochi, piccoli, passi". Piccoli ma sostanziali. Anche a "Quarticciolo, San Basilio, Laurentino 38". "Nella lotta alla criminalità organizzata questo governo non farà passi indietro – chiosa la premier –. Le intimidazioni non impediranno la nostra presenza al fianco dei tanti cittadini che chiedono sicurezza e un futuro migliore per i propri figli".

Protesta fuori da una casa popolare di Tor Bella Monaca
Protesta fuori da una casa popolare di Tor Bella Monaca

Tor Bella – dove leggenda vuole che Santa Rita da Cascia sostò durante il cammino per il Giubileo del 1450 – tecnicamente è una frazione di Roma, ma frazione per modo dire: 28mila abitanti urbanisticamente segregati oltre il raccordo anulare, tra torri ripetute e lunghi edifici. Un’overdose di edilizia popolare. Quei 5.567 appartamenti Ater su 6.753 – una percentuale che supera l’82% – raccontano un mondo a parte. Torri e spaccio come nella serie televisiva The Wire . Una Baltimore italiana, per fortuna senza abbonamento ai cadaveri. Ma con lo stesso principio di architettura e verifica aerea del business. Eccoci nell’epicentro dello spaccio. "Sono contento che lei voglia saldare il prezzo della corsa – si rilassa Antonio, taxi 3057 –. L’ultimo che avevo portato a Tor Bella si era presentato come capitano dei carabinieri e poi era fuggito via" .

Due volanti della polizia pattugliano viale dell’Archeologia, mentre i carabinieri sorvegliano gli snodi della resistenza civile. "Dove va lei?". Davanti alla sede dell’Associazione Tor più bella, l’Arma protegge gli attivisti. La presidente Tiziana Ronzio, insignita del Cavalierato da Sergio Mattarella, solo per un caso martedì non era con don Coluccia. "L’avevo lasciato dieci minuti prima – racconta uscendo dalla caserma dei carabinieri –. Ma prima di andarmene gli avevo detto: “Don Anto’, sta’ attento, tira una brutta aria“. Perché certe cose le senti, quando vivi qui".

Sergio Del Prete, l’italobielorusso 28enne che ha tentato di falciare il prete coraggio ed è stato fermato a colpi di pistola da un uomo della scorta, dopo che l’altro era stato atterrrato, è indagato per tentato omicidio. "Prima di tentare di investirmi mi aveva già minacciato – spiega Don Coluccia –. La mia presenza infastidisce i narcotrafficanti perché quando siamo in strada non possono vendere la droga: ogni volta che io presidio una piazza di spaccio sono 10-15-20mila euro che se ne vanno. Ecco perché a chi è assoggettato a questo mondo non va bene la mia azione. Ma di cittadini onesti ce ne sono tantissimi e hanno il diritto di vedere persone positive che le possano aiutare ad organizzare la speranza". Nello zaino, l’investitore custodiva una mannaia e un martello. L’equipaggiamento di una testa calda? O gli strumenti suggeriti da menti più raffinate per interposto killer?

Non che ai boss manchi la voglia di apparire. Di far sapere che contano e che comandano. Oltre la legge dello Stato. Potere genera potere. Così le occupazioni delle case popolari in spregio alle graduatorie degli aventi diritto rafforzano la presa su scale e palazzi. Per non parlare del racket degli allacci abusivi. L’ultima frontiera, e non certo da oggi, è il reinvestimento dei proventi della droga nell’acquisto di negozi e commerci strategici. Strategico può essere anche il fruttarolo d’angolo se, oltre allo smaltimento di prodotti agricoli provenienti da aziende controllate dai clan e agli incassi quotidiani al dettaglio, moltiplica la capacità di controllo. La scalata commerciale dei clan funziona così. Si sceglie un esercente in difficoltà. Lo si liquida in cambiali eludendo l’antiriciclaggio. Il tutto a costi ufficiali contenuti per non bruciare i prestanome.

“Siamo a un punto di svolta – si espone Tiziana Ronzio –. O vince lo Stato e quindi vinciamo tutti. Oppure vincono i criminali fabbricando soldi e consenso con le proprie attività. Un’incognita però c’è ed è proprio la droga. Questi ragazzi, anche i soldati dei clan, sono tutti ’fatti’. E chi è ’fatto’ può rappresentare una variabile impazzita. Il turn over è costante. Chi va in galera è spesso sostituito da manovalanza straniera che fa vergognare i tanti stranieri onesti che a Tor Bella, assieme a tantissimi italiani, lottano per la vita e per la decenza. L’ha vista la torre gialla della mia associazione? È l’unica ristrutturata, ridipinta e con regolare elenco degli abitanti. Non dipende tutto dalle forze dell’ordine. Cominciasse l’Ater a sapere chi abita nelle sue case".