Il problema del fumo, in Europa e in Italia, è ancora molto attuale e rilevante. Per risolverlo bisognerebbe non iniziare o smettere del tutto di utilizzare tabacco e prodotti contenenti nicotina. Ma non tutti i fumatori smettono di fumare. Cosa si può fare per loro?
È su questo che si interroga Sfumature, campagna di Philip Morris Italia che si pone l’obiettivo di promuovere un dibattito su come provare a eliminare il fumo in Italia. Questo partendo da una domanda: “Possiamo parlarne?”
Un futuro senza fumo: a che punto siamo in Europa? E in Italia?
Diversi Paesi Membri delle Nazioni Unite appartenenti alla Regione Europea hanno fissato ormai da anni un obiettivo di salute pubblica: ridurre la prevalenza di fumo al di sotto del 5%. A che punto siamo in Europa? E in Italia? I dati dell’ultima indagine Eurobarometro sulle opinioni degli europei nei confronti del tabacco e dei prodotti correlati, insieme a quelli presentati dall’Istituto Superiore di Sanità all’ultimo convegno nazionale tabagismo e servizio sanitario nazionale, ci dicono che tanto in Europa quanto nel Belpaese il raggiungimento dell’obiettivo è ancora molto lontano.
Se in Europa Paesi come Bulgaria (37%), Grecia (36%) e Croazia (35%) superano di parecchio una prevalenza di fumatori del 30%, in Italia la percentuale si attesta al 24%, in linea con la media europea. La diminuzione della prevalenza di fumatori nel nostro Paese è chiara ed evidente: 15 anni fa i fumatori rappresentavano ben il 30% della popolazione. I progressi, tuttavia, sono ancora troppo lenti e se la riduzione del numero di fumatori continuasse a questo ritmo ci vorrebbe circa mezzo secolo per raggiungere una prevalenza di fumatori inferiore al 5%.
A rendere difficile i progressi verso l’obiettivo una evidenza: molti fumatori decidono di non smettere di fumare. Questo si evince chiaramente dal risultato di indagini condotte da Eurispes anche grazie al contributo di Philip Morris Italia, riportate all’interno dell’ultimo Rapporto Italia. Secondo queste indagini, ben il 68,6% degli intervistati non ha mai provato a smettere di fumare, mentre solo il 31,4% afferma di averci provato. Sull’intenzione di smettere di fumare in un prossimo futuro, solo il 12,2% di chi ha risposto si propone di farlo entro sei mesi, mentre il 15,5% afferma di non voler assolutamente smettere. Gli altri danno risposte più possibiliste ma che non lasciano immaginare una concreta cessazione in un prossimo futuro.
Strategie in campo: il caso italiano
Quali misure ha previsto il nostro Paese per affrontare il problema del fumo? Per chi non ha ancora cominciato a fumare le campagne di sensibilizzazione e prevenzione rappresentano sicuramente un deterrente, mentre per chi ha già cominciato ci sono i Centri Antifumo, i quali mettono a disposizione professionisti specializzati e strategie utili per smettere di fumare. I professionisti di questi Centri offrono trattamenti integrati come terapie farmacologiche e supporto psicologico individuale o di gruppo per sostenere i fumatori nel percorso di disassuefazione.
Anche questa soluzione è stata oggetto di una indagine Eurispes riportata all’interno del Rapporto Italia, che ha raccolto risposte da un totale di 65 Centri Antifumo. Tra i diversi risultati si evince che la maggioranza delle strutture (64% del totale) avrebbe un numero di assistiti che non supera i 50 pazienti e solo 2 strutture su 65 parlerebbero di trattamenti efficaci fra l’80% e il 100% dei pazienti trattati, mentre 22 centri su 65 denotano una inclinazione alla ripresa della dipendenza che oscilla dal 20% al 40%.
Prevenzione e cessazione, quindi, rimangono due strategie fondamentali per affrontare il problema, ma questi dati, insieme a quelli sulla stagnazione del numero di fumatori, suggeriscono di guardare anche ad altre soluzioni alternative.
Le strategie antifumo all’estero
In Svezia, dove snus e nicotine pouches sono molto diffuse (lo snus, a differenza delle nicotine pouches, è vietato in tutti gli altri Paesi Ue), nel corso degli anni il numero dei fumatori è calato costantemente, passando dal 16% registrato nel 2004 al 4.6% del 2024, come riportato dall’Istituto Nazionale Svedese di Salute Pubblica. Un risultato che ha consentito alla Svezia di centrare l’ambizioso obiettivo di ridurre la prevalenza di fumatori al di sotto del 5%, risultato rincorso da numerose nazioni europee.
In Gran Bretagna, invece, dove il Governo ha promosso apertamente le sigarette elettroniche come soluzioni alternative al fumo per i fumatori che non smettono, includendole ufficialmente nelle politiche basate sulla riduzione del rischio, i risultati raggiunti in termini di diminuzione del numero di fumatori sono nettamente superiori a quelli ottenuti nel continente, registrando nel 2023 il minimo storico dell’11.9%.
Una soluzione pragmatica: la riduzione del rischio
Fermo restando che nessuno dovrebbe utilizzare prodotti contenenti nicotina o tabacco e che la migliore soluzione al problema del fumo rimane quella di non iniziare a fumare o di smettere del tutto, i risultati delle strategie di contrasto al fumo in Italia e in Europa suggeriscono una riflessione sulle possibili soluzioni per integrare le strategie esistenti. È qui che entra in gioco il principio di riduzione del rischio – applicato già da anni con successo in altri ambiti – che consiste in un insieme di strategie mirate a ridurre le gli effetti negativi di comportamenti rischiosi e, soprattutto, non eliminabili. Piuttosto che stigmatizzare i fumatori, dunque, il principio di riduzione del rischio cerca soluzioni pragmatiche per aiutare coloro che non possono passare dal rischio elevato rappresentato dalle sigarette tradizionali al rischio zero della cessazione, a ridurre i rischi causati dal fumo.
L’importanza di una scelta informata
In Italia, già da diversi anni, i prodotti senza combustione sono disponibili per i fumatori adulti che non smettono, ma – come evidenziato dall’indagine CENSIS “Gli Italiani e il fumo”, realizzata in collaborazione con Philip Morris Italia – il canale principale attraverso cui i fumatori vengono a conoscenza di questi prodotti non è una fonte ufficiale, ma il passaparola tra amici, parenti e conoscenti. Nonostante ciò, l’interesse sul tema è molto elevato. Secondo quanto riportato nel Rapporto Italia di Eurispes, infatti, se fosse scientificamente provata l’esistenza di prodotti senza combustione meno dannosi di quelli tradizionali, il 90% circa degli utilizzatori di tali prodotti ne vorrebbe essere informato. In assenza di informazioni ufficiali e autorevoli su questi prodotti, ai fumatori non resta che ricorrere a fonti informali e non scientifiche, con il rischio che ciò determini l’aumento di disinformazione e false credenze.
Sfumature: una campagna che apre al confronto
In conclusione, nonostante la crescente consapevolezza sui danni del fumo e la progressiva, anche se limitata, tendenza alla riduzione del fumo, è evidente come in Italia si renda necessario un dibattito autorevole e senza pregiudizi sul tema. Infatti, è soltanto garantendo l’accesso a informazioni precise e complete che prendano in considerazione tutte le soluzioni alternative disponibili, sarà possibile promuovere un approccio consapevole e responsabile.
Ecco perché Philip Morris Italia ha avviato Sfumature, una campagna che si pone l’obiettivo di favorire un dibattito aperto sul tema del fumo che possa comprendere il principio di riduzione del rischio come terza possibile via, al fianco di prevenzione e cessazione. Un nuovo approccio al fenomeno che considera un problema estremamente complesso in tutti i suoi aspetti, tutte le sue “sfumature”.
La campagna di Philip Morris Italia invita tutti a partecipare al dibattito sul sito Sfumature Italia e sui profili social Facebook e X.