LORENZO SANI
ALLA LUCE del sole i rapporti erano formali. Non esattamente freddi, ma quasi. La sera, però, si svelavano gli uomini. Quella tra Franz Von Papen, ambasciatore in Turchia del III Reich e Angelo Roncalli, delegato apostolico ad Ankara, è una straordinaria storia di amicizia. Un’amicizia che volava alta, oltre le contingenze geopolitiche, gli orrori della guerra, oltre le persecuzioni razziali. Sono migliaia gli ebrei che devono la vita all’incessante opera diplomatica del futuro Giovanni XXIII. Lo stesso Von Papen ha rivelato questa incredibile pagina di storia, che proietta la figura di Roncalli nella dimensione di abile tessitore di pace, sempre in sostegno degli ultimi, con straordinarie capacità diplomatiche.
Cattolico di ferro, personalità controversa, Von Papen fu cancelliere tedesco nel 1932. Ebbe un ruolo attivo nell’affermazione di Hitler, pur illudendosi di poterne controllare senza problemi gli eccessi. Clamoroso errore di valutazione, il suo. Von Papen finì ai margini della politica attiva con la piena ascesa del Furher e fu spedito nella neutrale Turchia con l’incarico di favorire l’entrata nel conflitto di quel Paese al fianco di Berlino. «Andavo a Messa da lui nella delegazione apostolica» ha raccontato l’ambasciatore tedesco a proposito di Angelo Roncalli, che non esitò a chiedergli aiuto in favore della causa ebraica.
«PARLAVAMO del modo migliore per garantire la neutralità della Turchia. Eravamo amici. Io gli passavo soldi, vestiti, cibo, medicine per gli ebrei che si rivolgevano a lui, arrivando scalzi e nudi dalle nazioni dell’Est europeo, man mano che venivano occupate dalle forze del Reich. Credo che 24mila ebrei siano stati aiutati a quel modo». Ventiquattromila ebrei. Tra questi anche i bambini a bordo di una nave miracolosamente sfuggita ai controlli e approdata nel Bosforo. La Turchia, in ossequio alle regole della neutralità, avrebbe dovuto rimandare quei bambini in Germania, ma il rappresentante della Chiesa di Roma, che i cattolici turchi chiamavano Diado, Padre buono, riuscì a convincere Ankara e lo stesso ambasciatore tedesco che sarebbe stato un crimine. Poco dopo Roncalli aprirà a Istanbul il Focolare della Divina Provvidenza, ufficio per i prigionieri di guerra. Nonostante la rivoluzione laica di Ataturk, il futuro Papa instaura solidi rapporti con le autorità locali, aiuta la stessa Agenzia ebraica. Sfruttando la rete di amicizie maturata in tanti anni vissuti all’estero spinge la propria iniziativa oltre i confini turchi.
«POVERI figli di Israele. Io sento quotidianamente il loro gemito intorno a me. Li compiango e faccio del mio meglio per aiutarli» scriverà nel Giornale dell’Anima. L’amicizia che stringe con il diplomatico svedese Raoul Wallenberg rafforza la rete a protezione dei perseguitati: è lui che lo informa delle migliaia di ebrei ungheresi fuggiti in Bulgaria per sfuggire al rastrellamento nazista. Monsignor Roncalli conosceva molto bene quel Paese. Parlava il bulgaro. Vi era stato dieci anni. Durante il terremoto di Plovdiv, nel 1928, dormì all’addiaccio coi terremotati. Da Ankara Roncalli scrisse a re Boris di Bulgaria, scongiurandolo di non cedere all’ultimatum di Hitler che pretendeva fossero rispediti indietro i fuggiaschi. Boris non poteva dire di no a Roncalli, nonostante Hitler. Erano legati da profonda amicizia. Fu lui, il 21 ottobre 1930, a celebrare ad Assisi le sue nozze con Giovanna di Savoia. Così lo ascoltò e permise agli ebrei ungheresi di raggiungere la Turchia, unico corridoio per arrivare poi in Palestina.
IL 4 AGOSTO 1944 Von Papen fu richiamato in Germania. «Roncalli mi venne a salutare a Buyukada, la prima stazione dopo il capolinea di Istanbul» racconta il diplomatico tedesco, scomparso nel maggio 1969. «Per venti minuti camminammo su e giù per il marciapiede, tenendoci sottobraccio. Alla fine mi inginocchiai e chiesi la sua benedizione. Avevo la netta sensazione che non ci saremmo più rivisti perché gli Alleati mi avrebbero certamente impiccato». Anche quella volta sbagliò i suoi calcoli. Le loro strade si incrociarono di nuovo. Al processo di Norimberga, infatti, Von Papen si salvò grazie all’intervento in suo favore di Angelo Roncalli.
La Fondazione di Raoul Wallenberg ha richiesto all’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme di inserire il nome di Angelo Roncalli nell’elenco dei Giusti tra le nazioni. Sembrava fatta lo scorso ottobre. Ma così non è. E ancora giace lì. Inevasa.
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