Silvia Mastrantonio
LA GENTE
della Val di Fiemme lo sa. Ogni anno, a Cavalese, se ne fa rappresentazione nella «notte delle streghe».
Una ricostruzione autentica, sulla base dei documenti recuperati negli archivi della Magnifica Comunità, che vede 11 donne trascinate per le vie del paese e poi processate per stregoneria. I fatti sono veri e risalgono al 1505.
Allora si riteneva che la valle fosse oggetto di un maleficio e si pensò di sciogliere l’incantesimo torturando prima e bruciando poi 11 donne che altro non erano che contadine avvezze all’uso delle erbe. Ogni anno, nella notte dell’Epifania, questo rito si ripete con 100 persone che si prestano a interpretare le fasi del vero processo.
Ma il maleficio, dicono a Cavalese, non si è mai sciolto. Anzi. La rappresentazione ripropone fatti tragici realmente accaduti. La paura li collega agli eventi luttuosi che hanno visto protagonista la montagna del Cermis, quella che incombe sulla valle.
Il 3 febbraio 1998, 19 persone morirono perché un aereo guidato dai marines tranciò i cavi della funivia che saliva alla vetta della montagna. Ancora prima, nel 1976, 42 persone perirono in un altro incidente sempre alla stessa funivia.

IN VALLE





si dice che entrambe le cabinovie caddero nel medesimo punto. Il punto in cui, nel 1505, fu allestito il rogo dove bruciarono le 11 streghe. E’ una leggenda non scritta ma raccontata, tramandata nelle famiglie valligiane. Ora, con la nuova sciagura che ha sporcato la neve del Cermis, la storia è tornata a viaggiare di bocca in bocca.
I turisti russi sono morti poco lontano dal punto esatto dove, si dice, caddero le funivie e dove, ancora prima le donne furono arse vive.
Coincidenze e leggende si fondono e riportano indietro a tempi bui, i tempi in cui un uomo, Giovanni Delle Piatte, arrestato e accusato, barattò la propria libertà con la delazione sulle 11 streghe. E, lui, si salvò.