Luca Bolognini
È STATO
il suo secondo discorso in diretta tv alla nazione in dieci anni e non l’ha nemmeno scritto interamente. Hu Jintao, il presidente uscente della Cina, ha concordato il suo intervento al diciottesimo congresso del Partito comunista, che si è aperto ieri, con il suo successore, Xi Jinping. Nonostante le forti pressioni (interne ed esterne) per dare il via a sostanziali riforme economiche e politiche, Hu, in 100 minuti, si è esercitato in un capolavoro di vaghezza. L’unico caposaldo? «La Cina — ha affermato davanti ai 2.200 delegati presenti nella sala su piazza Tienanmen — non copierà mai un sistema politico occidentale». Ha parlato di far crescere «la democrazia popolare», mentenendo la rotta attuale. Poi una stoccata all’America, che con Obama ha spostato le sue attenzioni verso il Pacifico: «Saremo una potenza marittima».
Infine è scattata un’intemerata, l’ennesima, contro la corruzione. Una piaga che «rischia di portare al fallimento il partito e lo Stato». Lo scandalo Bo Xilai — indagato per aver coperto la moglie, accusata di omicidio, e aver nascosto capitali all’estero — e gli scoop del
New York Times e Bloomberg, che hanno rivelato le fortune accumulate dalle famiglie del premier uscente, Wen Jiabao (2,7 miliardi di dollari), e del futuro presidente Xi (circa 2 miliardi), hanno lasciato il segno, nonostante i tentativi di censura operati dal regime.
Se dieci anni fa, durante l’ultimo cambio della guardia, i dirigenti del partito temevano la rabbia degli operai, le preoccupazioni del maxi congresso, che si concluderà giovedì prossimo, sono rivolte all’emergente classe media, protagonista nelle ultime settimane di vibranti proteste. «L’attuale modello economico, basato sulle esportazioni, non è più sostenibile. Serve — ha spiegato Hu — un rafforzamento della domanda interna per assicurare la crescita». L’obiettivo? «Il raddoppio del Pil e del reddito medio entro il 2020».
Il partito, che vuole dare l’impressione di unità, è però spaccato. Se le nomine di Xi a presidente e di Li Keqiang (vicino a Hu) a premier non sono in dubbio, la battaglia per eleggere i membri del comitato permanente del Politburo (vero cuore del potere cinese) è solo all’inizio. L’ex presidente Jiang Zemin, 86 anni, e Jintao si scontreranno su ogni singolo nome e ad avere la meglio, secondo gli analisti, potrebbe essere il primo.