Inchiesta di Bergamo sulla zona rossa a causa dei contagi da Covid, l'ex premier Giuseppe Conte - Presidente del Consiglio proprio durante il periodo della pandemia e fra gli indagati insieme a Roberto Speranza e ad altre figure di spicco della politica italiana e della Lombardia - non si tira indietro e rilancia: "Io sono assolutamente disponibile a confrontarmi e offrire la mia collaborazione nelle sedi giudiziarie che mi verranno offerte, per le vittime di Bergamo ma non solo: dobbiamo onorare 188mila morti in tutto il territorio nazionale. Questa è una ferita che non si rimargina, che rimarrà come una tragedia della nostra nazione. Dunque ben vengano tutte le verifiche giudiziarie del caso".
Questa inchiesta "ci porta alla memoria un momento drammatico della nostra storia, un momento in cui abbiamo affrontato un virus invisibile - prosegue Conte -. Oggi c'è quasi una rimozione collettiva, ma è stato un virus invisibile con cui abbiamo lottato - come istituzioni, come Italia - quasi a mani nude, perché siamo stati il primo Paese occidentale più colpito, profondamente. Non c'era un vademecum, abbiamo seguito un percorso, e ritengo di avere agito con la massima umiltà nel confronto con gli scienziati - i quali anche loro non esibivano certezze nella prima fase della pandemia - con il massimo impegno e senso di responsabilità".