Giovedì 21 Novembre 2024
MASSIMO PANDOLFI, INVIATO
Politica

Zerba: votano in 56 al ballottaggio, finisce in parità. Per la legge è sindaco il più vecchio. La rivale protesta: che ingiustizia

Il nostro reportage nel minuscolo paese sull’Appennino. A determinare il pareggio una sola scheda bianca. Il vincitore ha 73 anni, la sconfitta 22 di meno e fa la barista: "Al mio rivale niente caffè, non vive neppure quassù"

Zerba (Piacenza), 26 giugno 2024 – “Non abbiamo nulla, ma in realtà abbiamo tutto". Guarda le montagne, le sue montagne, Giovanni Razzari: ha 73 anni e da neppure 48 ore è stato eletto sindaco di Zerba.

Conta l’età, non l’abbiamo citata per caso. Per due volte (primo turno e ballottaggio) lo scrutinio con la sua avversaria è finito in pareggio: 57 votanti, 28 a 28. Il voto mancante? Scheda bianca (l’8 e il 9 giugno) e scheda nulla (domenica e lunedì).

E allora ha vinto lui, Razzari, perché una bizzarra legge dello Stato stabilisce che "in caso di parità al ballottaggio, diventa sindaco il candidato più vecchio". Claudia Borrè ha quasi 22 anni in meno del neo primo cittadino. "Una legge assurda" dicono i due in coro. Per la prima volta si incontrano e si stringono la mano, proprio per il nostro giornale, dopo settimane e mesi di battaglie, scontri, caccia ai voti porta a porta. E anche lettere più o meno minatorie, sicuramente diffamatorie. "Si è esagerato", ammettono.

Claudia Borrè e Giovanni Razzari, nuovo primo cittadino di Zerba (Foto Giulia Pillon)
Claudia Borrè e Giovanni Razzari, nuovo primo cittadino di Zerba (Foto Giulia Pillon)

Siamo qui, nel paese del piffero, senza ironia o offesa per nessuno. Paese del piffero perché da queste parti esiste uno storico repertorio di musiche e balli antichi, dove il piffero appenninico è lo strumento musicale protagonista.

Zerba (significato: bosco, foresta) è una autentica Lilliput della val Boreca, succursale della val Trebbia. Provincia di Piacenza, ma in capo al mondo: non si arriva mai. Quanti abitanti? "I residenti sono 72", spiega Sonia Maggi, vera anima del Comune. Lei e Renzo Ertola, il cantoniere, sono gli unici dipendenti. "Gli elettori sono invece 118, perché in 50 vivono all’estero". Argentina in primis, America in generale: hanno doppia cittadinanza.

"Uno di loro è tornato per votarmi contro" racconta la mancata sindaca Borrè. È lei che gestisce l’unico bar e locanda di Zerba, chiama per nome anche i gatti del paese. "Vieni Nerina", e la micia si gira. Per tre volte era già stata prima cittadina. E prima di lei il sindaco fu per quattro mandati, suo padre, Giovanni Paolo. Quasi un Papato.

"Il paese è spaccato a metà" legge facile dai numeri Sonia che da ieri è in ferie e qualcuno maligna: "Ha litigato col nuovo corso". Lei smentisce. "Era meglio avere un’unica lista, io l’avevo suggerito" racconta invece Pietro Rebolini, il primo cittadino uscente. "Lasciamo perdere, lui l’avevo messo lì io" risponde un po’ seccata Borrè. "Poi Rebolini si è alleato con Razzari". Ingrato? "Macché, io sono stato equidistante", ribatte lui. "Stamattina quando è venuto al bar e mi ha chiesto il caffè l’ho mandato a spendere", chiude lei.

“Non abbiamo nulla", diceva il neo sindaco, perché a Zerba – a parte Comune, bar-osteria, Poste (tre giorni a settimana) e Chiesa – manca tutto. Per trovare un forno, una farmacia, una scuola o una guardia medica, bisogna salire in auto e sui tornanti per andare a Ottone. Dodici chilometri dal paese. Lì trovi anche i carabinieri, che lunedì pomeriggio hanno dovuto fare da pacieri ai seggi. "Basta urlare, andate a discutere fuori", hanno tuonato a un certo punto i militari.

Ma chi ha votato chi, a Zerba? "Conosciamo anche i pensieri dei 57", parola di Razzari e Borrè. Anzi, dei 56. Perché sul mister X che ha scelto prima scheda bianca poi nulla, le opinioni sono discordanti. "Io lo so chi è" dice Borrè. "Beata lei, io no", replica Razzari. Mister X è un mistero. L’ex sindaco, addirittura il prete o chi? Renzo il cantoniere, scuote le spalle. "Prendiamoci quello che c’è". E si rimette a sgobbare.

Quello che c’è, è il "abbiamo tutto" gridato al via del nostro viaggio dal neo sindaco. La natura, le seconde case dei milanesi che vengono qua a riposarsi in estate, il silenzio, le passeggiate. Poi andrebbe cambiata la legge, scema, che fa diventare sindaco chi è più anziano, sì. "Premiamo carriera politica o titolo di studio in caso di parità", suggerisce Razzari. "O magari chi la la residenza qua", lancia l’ultima frecciata Borrè. Razzari risiede infatti a Busto Arsizio. "Ma starò sempre più qui".

È l’ultima promessa.