Giovedì 16 Gennaio 2025
COSIMO ROSSI
Politica

Walter Verini (Pd): "È una nuova guerra contro la magistratura"

Il senatore: “Vogliono modificare la Costituzione e ledere, col Premierato, le prerogative del Parlamento e del Presidente della Repubblica”

Walter Verini, senatore e capogruppo del Pd

Walter Verini, senatore e capogruppo del Pd

Roma, 17 gennaio 2025 – Senatore Walter Verini, da capogruppo del Pd in commissione Antimafia, come valuta la separazione delle carriere che presto approderà a Palazzo Madama?

"Non è una riforma, ma una nuova fase della guerra contro la magistratura e la sua indipendenza. È pericolosa in quanto mette in discussione l’equilibrio e la separazione dei poteri, che la maggioranza dimostra di non tollerare. Vogliono modificare la Costituzione e ledere, col Premierato, le prerogative del Parlamento e del Presidente della Repubblica. Hanno una visione autoritaria e restrittiva delle garanzie costituzionali. La stessa idea del sorteggio dei membri togati dei Csm è sbagliata. Non è vero che ‘uno vale uno’: per stare nel Csm servono competenza, capacità, autorevolezza e forme di selezione che le premino".

Non si può tacere un certa propensione di casta delle toghe...

"La magistratura deve autorigenerarsi, cambiare, come ha esortato più volte il presidente Sergio Mattarella. In questi anni sono stati compiuti errori, a partire da una ancora irrisolta patologia correntista e ‘carrierista’, fino a eccessi di ‘protagonismo’. Ma anche all’insegna della ‘legittima difesa’, se così si può dire, rispetto a decenni di attacchi, dal piduismo agli anni del berlusconismo, fino al desiderio odierno di una magistratura meno indipendente".

Sotto il potere politico?

"Sotto l’esecutivo. Il pericolo è quello. Una linea che tiene insieme questa riforma col fastidio per il giornalismo d’inchiesta e tutti i controlli. Magari prediligendo la lotta ai reati di strada, spesso esasperati dai media, ma che ugualmente occorre contrastare, rispetto a quella contro la corruzione e i reati associativi, anche attraverso l’indebolimento di strumenti come le intercettazioni".

E invece come si difendono i cittadini dal potere delle toghe?

"Durante la stagione Draghi lavorammo alle riforme Cartabia. Furono criticate da Anm e camere penali. Ma le approvammo, perché le prime riforme di sistema dopo 30 anni di guerre. Il governo avrebbe dovuto cercare di applicarle. Magari cambiandole dopo qualche anno, superandone limiti. Invece ha scelto un’altra strada e le inefficienze del sistema, dalla lentezza dei processi alla mancanza di personale, rimangono immutate".

Ma quando la riforma andrà al referendum, senza bisogno di quorum, non pensa che il centrosinistra si mobiliterà molto di più?

"Il referendum sulla giustizia lo abbiamo già vinto tre anni fa, anche se il quadro era differente. Adesso però siamo di fronte a un altro ordine di problemi. Ci sono ancora tre passaggi parlamentari prima di ragionare di referendum, che certo la maggioranza da sola non può sventare. Intanto noi combatteremo sin dal Senato: un solo Csm non sorteggiato, un’Alta Corte disciplinare autonoma, e tutela dell’indipendenza magistratura significano rispetto della Costituzione".