Domenica 22 Dicembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Voto disgiunto comunali 2018, cos'è e come funziona

Alle amministrative di domenica 10 giugno torna la possibilità di esprimere il voto disgiunto: nei Comuni sopra i 15mila abitanti, si potrà scegliere di votare allo stesso tempo per un candidato sindaco e per una lista concorrente Elezioni comunali 2018, affluenza e risultati

Un elettore al seggio

Roma, 9 giugno 2018 - Ogni volta che si parla di amministrative, ecco che rispunta - puntualmente - il famigerato voto disgiunto. Anche domani, domenica 10 giugno, sarà possibile 'esercitare' questa opzione alle elezioni comunali 2018. Una possibilità, fate bene attenzione, riservata solo a chi vota nei Comuni sopra 15.000 abitanti.

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IL VOTO DISGIUNTO - Per non generare confusione, chiariamo subito un aspetto: alle Elezioni Politiche del 4 marzo il voto disgiunto non c'era. O meglio, azzardarlo portava all'annullamento della scheda, dal momento che si poteva votare solo una lista tra quelle che sostenessero il candidato scelto nel collegio uninominale. Nei municipi, invece, è possibile sostenere contemporaneamente un candidato sindaco e una lista che non lo appoggia. Come? Tracciando un segno su entrambi gli appositi spazi: sia sul nome del candidato, sia su quello della lista. All'interno del voto alla lista, poi, si può esprimere la preferenza per uno o due candidati al Consiglio comunale (ma nel secondo caso devono essere di sesso diverso). Si può anche scegliere di votare unicamente il candidato sindaco, senza che il voto vada alle liste che lo appoggiano, o barrare solo la lista (ma in questo caso il consenso viene automaticamente assegnato anche al candidato sindaco). Il voto disgiunto non è invece previsto nei Comuni sotto 15.000 abitanti.

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Sempre nei Comuni sopra i 15mila abitanti, viene eletto sindaco al primo turno il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi (almeno il 50% più uno); qualora nessun candidato raggiunga tale soglia si tornerà a votare per il ballottaggio tra i due più votati. Sotto i 15mila abitanti, invece, diventa primo cittadino chi ottiene la maggioranza relativa dei consensi.