Mercoledì 13 Novembre 2024
ALESSANDRO D’AMATO
Politica

Voto di scambio, D’Attis (Forza Italia): "Sistema elettorale da cambiare. E servono maggiori controlli"

Il vicepresidente della Commissione antimafia: ma le intercettazioni non c’entrano

Roma, 17 aprile 2024 – “Credo che queste inchieste mettano in discussione il sistema elettorale delle preferenze. E penso che l’Italia sia matura per una riflessione su questo". Mario D’Attis, vicepresidente della Commissione antimafia, spiega che le inchieste di Bari, Torino e Catania sul voto di scambio politico mafioso abbiano messo in luce una debolezza del sistema. "Le preferenze sono un bene dal punto di vista della democrazia perché danno al popolo la possibilità di scelta, ma in molti casi possono rappresentare una potenziale distorsione. La ricerca del voto sfrenata senza limiti è pericolosa", dice il deputato di Forza Italia.

I controlli non funzionano secondo lei?

Mario D'Attis
Mario D'Attis

"Funzionano, ma devono essere aumentati, evidentemente. E forse vedere quello che fanno altri paesi europei nelle scelte dei candidati, dando spazio alle decisioni dei leader e dei partiti, ma anche quando si elegge un sindaco e, insieme, una lista collegata, oppure in base a elenchi presentati dai partiti, va guardato con maggiore attenzione".

Roberto Saviano ha commentato che da Bari a Catania fino a Roma e a Milano il voto è in vendita e le mafie sono le mediatrici: senza accordarsi con loro non si amministra.

"Non penso che la mafia sia lì a mediare ovunque. In molte di queste inchieste, tra l’altro, lo scambio elettorale politico-mafioso non viene contestato. Certo, davanti alle debolezze del sistema le mafie sono favorite".

Luca Sammartino è stato sospeso dalle cariche in Regione Sicilia. Suo zio Claudio invece è uno dei commissari che dovrà decidere su Bari.

"Secondo me non ci sono conflitti d’interesse, considerata la reputazione del prefetto di cui parliamo. Poi le valutazioni le faranno il diretto interessato e chi l’ha nominato. Stiamo parlando di un familiare di cui si presume un comportamento scorretto: non vedo come possa condizionare l’attività dello zio in un’altra città".

Alcuni magistrati sostengono che la stretta sulle intercettazioni nella riforma della giustizia renda più difficili indagini come queste.

"Io sulle intercettazioni penso che mentre stiamo lavorando su quelle telefoniche le mafie stanno lavorando su altri canali di comunicazione. Come le piattaforme informatiche digitali internazionali. Rischiamo di parlare di un sistema operativo mentre in commercio c’è già quello avanzato".

Alessandro D’Amato