Roma, 26 novembre 2024 – Grillo? “Ha esercitato questa facoltà, rivoteremo, sono certo che la comunità risponderà a tono”. Il simbolo? “Appartiene al M5s, non è di Grillo e nemmeno di Conte. Grillo è obbligato anche contrattualmente a non contestarlo. Non può rivendicarlo perché non gli appartiene”. Scissione alle viste? “Non vedo scissioni all’orizzonte”. Giuseppe Conte ancora non si capacita – e lo dice pubblicamente sino allo sfinimento – di come Beppe Grillo stia mettendo in atto questo ‘sabotaggio pazzesco’ del processo costituente e “stia cancellando la sua storia, schiaffeggiando così palesemente tutti gli iscritti e tutto ciò per cui si è battuto in tanti anni”. Ieri, all’indomani della pec con cui il garante ha chiesto formalmente la ripetizione del voto sulle modifiche statutarie, il presidente stellato ha riunito il Consiglio nazionale del partito per fare il punto della situazione. E dopo circa tre ore, l’organo di vertice del M5s ha deciso di procedere con la votazione bis che dovrebbe tenersi da giovedì 5 a domenica 8 dicembre.
“A chi vuole imbavagliare la democrazia, rispondiamo con più democrazia”, il ragionamento di Conte. “Siamo fortemente determinati a andare avanti, nessuna preoccupazione”, il sentimento che trapela dal quartier generale 5 Stelle di Campo Marzio, con una lettura del comportamento di Grillo che porta a pensare a un estremo tentativo del Garante di mantenere non solo il suo ruolo, ma anche l’emolumento a questo collegato, circa 300 mila euro l’anno per curare la comunicazione del M5s.
“Grillo pensa molto al denaro…”, si sibila infatti nell’entourage contiano dove si fa anche notare che in un primo momento l’idea era stata quella di andare allo scontro legale, ma poi il buon senso politico ha prevalso, nella consapevolezza che l’unico modo per “smascherare il vero movente di Beppe, ovvero il mantenimento delle prerogative feudali”, sia appunto quello di farlo giudicare direttamente dal nuovo voto della sua comunità. Inutile, poi, rischiare un nuovo ginepraio legale che terrebbe il Movimento in una sorta di pantano per chissà quanto tempo.
E, dunque, avanti con un’altra consultazione, con una nuova incertezza sul quorum su cui ieri ha continuato a battere l’ex ministro grillino Danilo Toninelli, oggi fedelissimo di Grillo: “Se non si raggiungesse il quorum, Giuseppe Conte dovrebbe dimettersi. Ha subito tante sconfitte elettorali ma ha deciso di rimanere in sella se perde anche questa battaglia, che cosa deve accadere perché uno si dimetta?”. Dall’ex ministro è arrivato poi un invito all’astensione per far fallire la votazione: “Faccio un appello a coloro che sono incazzati neri: non cancellatevi dal M5s perché la vostra presenza aumenta il montante da cui partire per fare il quorum. Ovviamente gettate il telefonino in quei giorni, non votate. Ai 90mila cancellati dall’oggi al domani dico di fare una richiesta via mail di reiscrizione, così da aumentare il montante”.
L’invito al non voto “è la contraddizione massima del M5s”, ha replicato Conte. Alla ribellione partecipa anche il figlio dell’altro fondatore, ovvero Davide Casaleggio. Il simbolo del M5s meglio in un museo che in mano a Conte? “Quando un’esperienza giunge alla fine, meglio che venga onorata, non distorta e utilizzata per raccattare qualche voto. Quell’esperienza era basata su principi cardine – ha detto Casaleggio jr –, ma se viene meno l’idea che quei principi fossero giusti è più utile creare un nuovo nome e logo”. E non è detto che poi, alla fine, Conte ci pensi davvero a buttare alle ortiche quello che resta del passato grillino, così come Grillo potrebbe “mettere una pietra tombale sul M5s – è una voce ribelle che parla – con la dignità che merita”. Quel che appare certo, a differenza di quanto sostenuto da Conte, è che dopo la seconda votazione qualcosa accadrà lo stesso. Lo ipotizza anche Casaleggio jr: “Lasciare il M5s in mano a Conte sarebbe come fare la Coca-Cola blu, non ha senso”.