La corrente filogovernativa della magistratura vince le elezioni dell’Anm e adesso per le toghe di destra si apre la partita sulla presidenza del sindacato dei magistrati in un clima incandescente. L’Associazione nazionale dei magistrati è ora davanti a un bivio: uscire compatta da questa votazione o spaccarsi. Fin da domenica scorsa sono stati in 6.855 a esprimere il proprio voto, tra giudici e pm, per le elezioni del nuovo Comitato direttivo centrale dell’Anm. La lista che ha ricevuto più voti, con 2.065 preferenze, è Magistratura Indipendente che ottiene undici seggi. Ma l’ala progressista, invece, con quindici seggi manterrebbe la maggioranza nell’Associazione: Area (con 1.803 voti) ne ha ottenuti nove e Magistratura Democratica sei (1.081), raddoppiandoli rispetto al 2020. Sono otto i seggi per i centristi di Unicost, anche loro molto critici nei confronti del governo mentre Articolo Centonuno (304) ha ottenuto due seggi. Quest’ultima lista, che ha diminuito i propri voti, si era presentata come un movimento anti-correnti favorevole all’ipotesi di introdurre il sorteggio per la scelta dei membri del Csm. I riflettori sono ora puntati su sabato 8 febbraio, quando saranno eletti i vertici del sindacato, che sarà rappresentato dalla figura del presidente, la più ambita. Il candidato con più preferenze è Giuseppe Tango (foto), giudice del lavoro a Palermo.
PoliticaVince Magistratura. Indipendente, la corrente (di destra) più vicina al governo