Giovedì 20 Marzo 2025
REDAZIONE POLITICA

Manifesto di Ventotene, un caso le parole (smentite) di Giorgia Meloni ai suoi. Nuovo scontro in Senato

Dopo le parole della premier e la bagarre di ieri alla Camera, lo scontro fra maggioranza e opposizione si è trasferito a Palazzo Madama. Paita: “Meloni vergognosa”. In serata la premier risponde alle domande dei giornalisti: “Sconvolta dalla reazione della sinistra”. La presidente dell’eurocamera Metsola: “Quel documento è un pezzo di storia Ue”

Manifesto di Ventotene, un caso le parole (smentite) di Giorgia Meloni ai suoi. Nuovo scontro in Senato

Roma, 20 marzo 2025 – Lo scontro sulle parole pronunciate ieri da Giorgia Meloni citando il Manifesto di Ventotene non si è fermato. E all’aula della Camera dei deputati dove ieri si è scatenata una nuova bagarre. Inoltre c'è il 'caso' su quanto la premier avrebbe detto ai suoi eurodeputati, in una ricostruzione smentita da Palazzo Chigi.

Fare “impazzire” la sinistra

La premier ieri sera a Bruxelles ha riunito a cena la pattuglia di Fdi a Bruxelles e secondo quanto riportato da diversi partecipanti, nella conversazione "conviviale" sarebbe stato toccato anche il 'caso' Ventotene. Secondo quanto riferito, la premier avrebbe rivendicato di aver fatto una mossa "geniale" dal punto di vista "mediatico" con gli esponenti dell'opposizione che "sono caduti nella trappola". Una ricostruzione smentita "categoricamente" da Palazzo Chigi, secondo cui "Meloni non ha mai definito la propria citazione del Manifesto di Ventotene alla Camera come 'una trappola' in cui sarebbero 'cascati esponenti dell'opposizione con reazioni isteriche', né 'una mossa mediatica' che 'ha fatto impazzire la sinistra'", garantiscono fonti della Presidenza, esprimendo anche "preoccupazione" per "le ormai quotidiane notizie diffuse da alcuni media su fatti mai accaduti". 

La premier si dice “sconvolta”

In serata la premier, a margine del vertice Ue, rispondendo a una domanda sulla vicenda, ha detto: "Ritengo che l'essenza di alcuni passaggi che ho letto di quel manifesto" è "che il popolo non è in grado di autodeterminarsi. Nel momento in cui si distribuisce quel testo, che messaggio voleva dare la sinistra? Sono rimasta sconvolta dalla reazione che ho visto ieri in aula, con parlamentari della Repubblica che sono arrivati sotto i banchi del governo con insulti e ingiurie. Penso francamente che la sinistra stia perdendo il senso della misura".

Metsola difende il Manifesto di Ventotene

Una polemica la cui eco è arrivata fino al Parlamento europeo. Il Manifesto di Ventotene “è un pezzo di storia, vi sono le prime tracce dell'idea di un'Europa federale”, ha detto la presidente dell'Eurocamera, Roberta Metsola, a margine della sua conferenza stampa a Bruxelles. "L'Europa è stata costruita sulle spalle di molti giganti, compresi italiani. Ieri ho discusso con Meloni solo di questioni di oggi, non voglio certo mettere in discussione il suo impegno europeo, quello che posso dire è che che se vediamo al modo in cui l'Europa si è sviluppata l'Italia è sempre stata al centro”, ha aggiunto la presidente.

Il nuovo duello in Senato

E oggi nuovo scontro nell'Aula di Palazzo Madama sulle parole di ieri di Giorgia Meloni. La prima a intervenire a inizio seduta è Raffaella Paita (IV) che vuole “stigmatizzare le parole” usate ieri alla Camera dalla premier. “Quello che è accaduto ieri è grave per la democrazia e per l'Europa – ha detto tra le urla e le proteste dei parlamentari della destra – estrapolare frasi da un manifesto scritto da eroi al confino penso che sia vergognoso. Quanto avvenuto ieri disonora il paese e non rende giustizia all'Europa e alla Resistenza antifascista. È una brutta pagina”. Critici anche gli interventi di Tino Magni (Avs) e Dario Parrini (Pd), mentre da parte dei senatori dei centrodestra si alzano grida di protesta.

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"Noi ieri ascoltando le parole della Premier alla Camera abbiamo tremato di sconcerto, di sdegno, ma anche di fierezza. Di sconcerto perché i fascisti misero Spinelli e Rossi in galera e al confino e la fascistissima banda Koch fatta di criminali sparò tre colpi di pistola a Eugenio Colorni, uccidendolo in via Livorno, in un posto in cui vorrei che tutti i membri di questo Senato andassero almeno una volta nella vita. Giorgia Meloni, che di quella storia è discendente politica e non lo nega, ha cercato di mettere alla gogna Spinelli, Rossi e Colorni e lo ha fatto con citazioni caricaturali e stravolgenti del manifesto di Ventotene, uno dei documenti più gloriosi della nostra storia". Lo ha detto in Aula il senatore del Pd Dario Parrini, vicepresidente della Commissione affari costituzionali. "Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – ha proseguito Parrini – nel 2021 ha visitato Ventotene e ha deposto un fiore per Spinelli e ha detto che il Manifesto di Ventotene è un ineludibile punto di riferimento per tutti noi, per il presente e per il futuro. Giorgia Meloni ha schernito e oltraggiato una camera del Parlamento, confermando la sua estraneità ai valori fondanti della nostra Repubblica e della Costituzione. Quella non sarà l'Europa della presidente del Consiglio ma è certamente la nostra Europa, contraria ai nazionalismi, progetto di pace e benessere. Ci vergogniamo di aver sentito nel Parlamento italiano frasi che confermano l'inadeguatezza della premier a rappresentare la Repubblica italiana".

Ma dal centrodestra è giunta un replica secca con Claudio Borghi della Lega che è arrivato a definire "ripugnanti" le parole del Manifesto, un "testo tra i più orribilmente antidemocratici" e con il presidente dei senatori di Fdi Lucio Malan che ha rivendicato il 'diritto' a "dissociarsi da quelle idee". Immediate le proteste tra i banchi della maggioranza, con la vicepresidente Licia Ronzulli (Fi) che ha cercato di riportare la calma scampanellando: "non siamo allo stadio, silenzio". Il manifesto è un testo "di cui dobbiamo andare tutti orgogliosi – ha proseguito Paita –. Noi dovremmo tutti unirci, so che è un appello che viene da tutte le opposizioni". Il discorso di Meloni "non rende giustizia all'antifascismo e penso che questa sia una pagina brutta che testimonia qualcosa di recondito nei vostri pensieri", ha sottolineato.

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Tra i banchi dell'opposizione, l'ultimo a prendere la parola è stato Stefano Patuanelli (M5S) il quale ha tenuto ad evidenziare come sia "sempre utile ricordare la natura antifascista di queste aule" per aggiungere tuttavia che "quanto accaduto alla Camera è la scientifica capacità della premier di distogliere l'attenzione con cose che non c'entrano nulla. Teniamo gli occhi sulla palla", ha esortato, 'distogliendoli' "dall'arma della distrazione e della menzogna". "Faccio fatica a capire", ha esordito il leghista Claudio Borghi facendo intendere da subito il tono del suo intervento: "la Premier si è limitata a citare senza interpretazione il Manifesto e - ha aggiunto - oltretutto io invito a leggere il Manifesto di Ventotene proprio perché è tutto legittimo. Non è che se uno scrive un testo in albergo, invece che in prigione, cambia quello che ha scritto". Una frase che ha fatto indignare le opposizioni con la vicepresidente Ronzulli che, questa volta, ha invitato il capogruppo del Pd Francesco Boccia a richiamare il "suo", di gruppo. "Per chi ha a cuore la democrazia – ha rincarato Borghi – le parole del Manifesto sono ripugnanti. Questo testo è uno dei testi più orribilmente anti-democratici. Un piano emerge da Ventotene. Si arrabbiano perché mette in discussione quello che è diventato un dogma, l'Unione europea" che "è un enorme vulnus della democrazia e anche quello che abbiamo visto recentemente, vale a dire piani da 800 miliardi che vengono fatti senza passare dal Parlamento né prima né dopo, indica la ragione di questo progetto".

"Rinnoviamo l'omaggio alla storia" agli autori del Manifesto, sono state le parole di Maurizio Gasparri (Fi). "Ma è leggittimo non condividere alcune pagine. Si può anche dire che in alcuni documenti del passato, fossero i libri di Gentile sull'attualismo, fossero le tesi di Gramsci o il Manifesto di Ventotene, alcune cose non andavano bene. Faremo un convegno sulle cose positive e negative del Manifesto di Ventotene, ma lasciate la libertà di dire il proprio pensiero". Infine il presidente di Fdi Lucio Malan. "Conosciamo bene il contesto" in cui venne scritto il Manifesto: "era quello di persone ingiustamente, gravemente e inaccettabilmente messe al confino per le loro idee. Questo non vuol dire che tutte le loro idee, colleghi che state urlando, devono essere accettate. Si ha un bel parlare del contesto, ma dire che i democratici sono deboli perché usano la violenza solo quando la maggioranza è d'accordo, credo che sia una cosa su cui ha avuto il dovere", Meloni, "di dissociarsi". "Noi non condividiamo quelle idee, rispettiamo chi le ha espresse e rispettiamo anche voi se ancora oggi le condividete, ma non potete chiederci di non dissociarci da quelle idee", ha concluso Malan.