Martedì 16 Luglio 2024
fabio galli
Politica

L’Italia di Vannacci. Il Mondo al contrario parte dalla Calabria. "Siamo un movimento"

A Lamezia Terme prima iniziativa della destra che si ispira al libro polemico. Sessanta persone, discorsi e proclami. E l’ufficiale li arringa al telefono

Lamezia Terme, 26 agosto 2023 – Alla fine stai a vedere che il ’Movimento Il mondo al Contrario’, nato ieri in una gelateria di Lamezia Terme su ispirazione dell’omonimo e controverso libro del generale Roberto Vannacci – pensato per "difendere la libertà di pensiero" – non trovi a intralciare il suo primo vagito proprio la libertà di pensiero stessa. Materializzatasi dopo due ore di dibattito, sotto forma di domande dal pubblico.

“Ora, come promesso, passiamo a...", fa in tempo a dire il tenente colonnello in pensione Fabio Filomeni, deus ex machina e autore del libro autoprodotto Morire per la Nato, che subito dal pubblico si alza una mano. È un signore con una camicia a tema floreale. Ci tiene a dire che lui non è un militare, ma un agente di commercio, e però sottolinea come il ruolo della Francia nel predominio dell’Africa sia da non sottovalutare, ne vogliamo parlare? "Giustissimo – conferma Filomeni –, ma il discorso qui sarebbe troppo lungo". Poi torna al Sacro Graal, un foglietto di carta scritto a penna su cui ha vergato l’atto fondativo del Movimento, e riparte austero: "Siamo qui, come annunciato sui social, per fondare...". Ecco un’altra mano: "Sono un carabiniere in congedo...". E via con un’altra domanda, che per fortuna si conclude con un retorico: "E quindi, cosa facciamo?". Filomeni, da buon soldato, coglie l’attimo: siamo qui per provare a fare qualcosa. Ad esempio fondare il nostro movimento. Che, ci tiene a dire, "si ispira al libro del mio amico, il generale Roberto Vannacci, ma lui non ne fa parte e non ne risponde in alcun modo". E in secundis: "È un movimento culturale e non politico", ed ecco le ragioni: "Perché tutti noi siamo radicati nella cultura, ci serviamo della cultura, contribuiamo a crearla e siamo usati dalla cultura. Ma senza la consapevolezza e la partecipazione attiva di ognuno di noi, la cultura viene manipolata". Segue applauso scrosciante del pubblico in sala.

Eterogeneo . Circa sessanta persone. Una maglietta della Folgore, una camicia a tema militare, una di Giorgio Armani. Pensionati e ventenni. Un ragazzino trascinato dalla madre che gioca a un videogame. Una donna in maglietta a pois bianchi su sfondo nero che dimena un ventaglio a pois anche lui, ma rosa confetto. "Qui non siamo tutti soldati, ci hanno detto anche questo", dirà Filomeni. Vero: a un veloce sondaggio, oltre ai militari in congedo appaiono un agente di commercio, il manager di una multinazionale, la titolare di una palestra, due studenti. L’incontro, a Sambiase di Lamezia Terme, ha un titolo altisonante: Una sovrana patria del Mediterraneo, tra globalismo, conflitti e mondo multipolare. Ospiti Filomeni, un analista militare, il presidente della locale associazione ’Cantiere laboratorio e dell’Osservatorio sulle comunità Cristiane del Medio Oriente’ e in collegamento il colonnello in pensione Corrado Corradi che arringherà la folla al grido di "ridiamo all’Italia il suo ruolo geostrategico nel Mediterraneo".

Il momento clou, però, atteso dall’inizio, è uno solo. La telefonata "all’amico Roberto Vannacci", con cui Filomeni ha lavorato nell’esercito, un eroe in molti scenari di guerra poi "guarda caso mandato a Firenze a comandare sulle carte topografiche...". Alla fine, dopo la nascita ufficiale del Movimento, la telefonata a Vannacci arriva. Annunciata con solennità: "Ora lo chiamo". Segue un momento di suspence in cui il tenente colonnello digita sul suo cellulare. Uno, due, tre squilli, poi la voce dell’autore de Il mondo al contrario risuona, accolta da un applauso. Il suo messaggio però è fin troppo ecumenico: "Vi auguro buon lavoro, ma soprattutto buon divertimento, perché discutere di cose del genere deve essere un piacere". Poi cari saluti e promesse di venire a presentare il libro. "Ma lui non può esporsi", lo difendono dal pubblico. "Lo facciamo noi per lui". Applausi. Poi tutti a casa. A questo servono gli amici.