Sabato 19 Ottobre 2024

Unione Camere penali: "Nella difesa del ministro non c’entra la politica"

Il presidente Francesco Petrelli: una scelta di merito

Unione Camere penali: "Nella difesa del ministro non c’entra la politica"

Francesco Petrelli, classe 1957, presidente dell’Unione Camere Penali da ottobre 2023

Francesco Petrelli, presidente dell’Unione Camere Penali, nella sua arringa in difesa di Salvini l’avvocata Giulia Bongiorno ha detto che nel caso Open Arms "non bisogna considerare solo gli interessi dei migranti e di ritenere l’interesse pubblico estraneo al procedimento di accoglienza" e che "il migrante non ha uno stato di libertà assoluta ma parziale: una porzione l’ha lasciata a casa". Lei che cosa ne pensa?

"L’esercizio del diritto di difesa si pone su un piano differente da quello della politica e delle opinioni personali. Piuttosto che interrogarsi sulla validità giuridica dell’eventuale prevalenza degli interessi dello Stato rispetto agli antagonisti interessi individuali dei migranti, ciò che conta nel processo penale è che i diritti dell’imputato debbano sempre trovare massima espansione e tutela, al di là delle bontà delle argomentazioni".

L’avvocata di Salvini ha anche sostenuto che il sequestro di persona non sussiste perché "se dicevi “non mi adatto alla vita a bordo“ potevi scendere. Che sequestro di persona è se uno può sbarcare facendo semplicemente presente che non si adatta alla vita della nave?".

"Si tratta di valutazioni evidentemente legate all’accertamento dei fatti e a quanto effettivamente emerso dal dibattimento. Dovrà essere verificato se i migranti sono stati illegittimamente e volontariamente privati della libertà personale, o se sia stata compromessa la loro possibilità di movimento".

Perché Bongiorno ha chiesto l’assoluzione con la formula "il fatto non sussiste"?

"La linea difensiva è chiara: da un lato l’allora ministro dell’Interno avrebbe agito nel rispetto della legge e nel perimetro delle sue prerogative, dall’altra sarebbe stata comunque rispettata la possibilità dei migranti di scegliere il loro destino, del quale, peraltro, sono stati ritenuti gli unici responsabili".

Sull’Albania i tribunali non hanno convalidato i trattenimenti, ma le commissioni territoriali nel frattempo avevano respinto le richieste di asilo. Si profila un altro scontro tra giudici e governo?

"Più che uno scontro tra giudici e governo si tratta del sintomo di una legislazione che dimostra di non avere un comune principio ordinatore ispirato ai valori costituzionali. Una legislazione in materia di sicurezza, perché le politiche legislative relative all’immigrazione sono espressione delle più ampie politiche securitarie, sempre più compulsiva che ha come punto di riferimento “la pancia del Paese“ e, così, partorisce soluzioni normative che, presto o tardi, emergono in tutta la loro contraddittorietà".

E il Cpr in Albania che fine farà?

"Ovviamente non essendovi stata la convalida del trattenimento, i migranti dovranno essere condotti sul territorio italiano e saranno verosimilmente ospitati in un centro di accoglienza. Probabilmente faranno ricorso avverso la decisione della Commissione Territoriale per vedersi riconosciuto il proprio diritto di asilo. Per quanto riguarda i Cpr in Albania, Shengjin e Gjader, l’attuale esecutivo ha investito cifre astronomiche, circa 600 milioni fino al 2028, quindi è una scelta su cui, purtroppo, non si farà marcia indietro per lo meno nell’immediatezza".

Alessandro D’Amato