Chiti e Martinelli hanno mantenuto la promessa di costruire un dialogo semplice ma di efficace insegnamento per i giovani. Un intreccio che ha messo insieme un’accurata analisi del quadro politico combinato con una esposizione utile e chiara di insegnamenti resi concreti e comprensibili da una lunga esperienza politica nella comunità nazionale e locale. La completezza e l’ordine dei problemi trattati potrebbe classificare questo libro tra i pochi strumenti utili per una scuola di politica dedicata proprio ai giovani. (…)
Questo sguardo concreto e realistico non poteva certo dipingere il mondo di rosa e i due dialoganti hanno mantenuto un’analisi oggettiva di una situazione nella quale i giovani si trovano di fronte a cambiamenti che stanno avvenendo con una velocità senza precedenti. Mi sono perfino chiesto se il quadro presentato non spinga i giovani lettori a ritenersi impari di fronte alla forza delle disparità e delle ingiustizie in un mondo che sta perdendo i valori della pace e della collaborazione tra i popoli e i governi. (…) La necessaria descrizione dei guai che stiamo passando è tuttavia sempre accompagnata da realistiche proposte sulle azioni da compiere per invertire la rotta. (…). La parte della riflessione che riguarda in modo specifico il nostro Paese dedica un’attenzione particolare al peggioramento del funzionamento dell’ascensore sociale e alle conseguenze che questo cambiamento porta sulle prospettive e sui comportamenti della giovane generazione. L’immobilità della società impedisce di costruire una prospettiva di vita in quanto aumenta il numero dei giovani che non lavorano e non studiano e che, di conseguenza, non si pongono di fronte al problema di preparare una concreta prospettiva per la vecchiaia. (…). Condivido, come scrivono Chiti e Martinelli, che sia necessaria "una grande opera di formazione (...) per rendere coscienti del fatto che libertà e democrazia sono un valore in sé, prezioso e insostituibile". Sono parole da scolpire sulla pietra. Esse però ci ammoniscono che non potremo mai ricostruire la democrazia e la politica se non ricostruiamo le strutture intermedie e gli strumenti di partecipazione che abbiamo progressivamente distrutto.
Come possiamo dialogare se non abbiamo più gli strumenti e i luoghi di dialogo? Giusto e necessario è quindi il richiamo finale all’etica e alla spiritualità (…). L’ultimo capitolo del libro ci pone di fronte alla necessità di rinvigorire le nostre basi etiche e religiose e quindi di vivere e fare rivivere i principi di un cristianesimo i cui insegnamenti hanno una voce sempre più flebile nella nostra società. Esso apre anche il problema di come far vivere questi nostri principi in un mondo multietnico e multireligioso. (…) Vi è chi ha pensato (e pensa) che si possa ancora esportare democrazia e cristianesimo con le armi e chi, invece, pensa che le diversità possano convivere solo rinunciando ai propri principi, alle proprie convinzioni e alla propria fede.
L’insegnamento più prezioso che questo dialogo fra generazioni ci lascia è proprio l’opposto. Esso dice ai ragazzi di oggi che, se vogliono contribuire a creare un mondo migliore, debbono essere forti delle proprie convinzioni politiche e religiose, ma che esse non possono essere imposte con la sopraffazione o con l’ostentazione di uno spirito di superiorità.