Que viva il centro! Il paradosso è sempre lo stesso: il dirimente protagonismo dei moderati nel bipolarismo che non piace a nessuno dei protagonisti degli opposti schieramenti, dal centrodestra di governo di Giorgia Meloni al centrosinistra di opposizione di Elly Schlein. Invece la premier e l’aspirante leader di governo del centrosinistra sono diversamente alla mercé dei moderati: i popolari europei di Forza Italia, unici autorizzati ad accreditare le velleità europee della premier, e i moderati terzopolisti, soli in grado di fare la differenza per il centrosinistra.
Frattanto però Beppe Grillo continua a insidiare la partecipazione del M5s al centrosinstra. "Estremamente infastidito" dall’ultima missiva di Giuseppe Conte, l’ex leader massimo Beppe Grillo contesta contenuti "limite del ricatto". L’elevato ex leader pentastellato ha scelto la strada della "guerriglia legale e mediatica" nei riguardi dell’ex premier e la sua assemblea costituente. Tanto da recapitare diffide legali. "Non saranno diffide, carte bollate e sgambetti di ogni tipo a fermare questo processo democratico", ribatte l’ex premier. I vertici M5s parlano di "finto vittimismo" di Beppe e i supporter di Conte chiedono al fondatore di lasciare che "la comunità si misuri in questo percorso democratico che ha sinora raccolta tanto entusiasmo". Anche se ormai il partito di Conte è ben consapevole che non riuscirà più a raggiungere le percentuali di consenso ottenute negli lustri scorsi. Proprio per la sua adesione al centrosinistra. Difatti è al centro che si gioca la partita.
Se Forza Italia gioca una partita egemonica nient’affatto scontata nella maggioranza di governo, i centristi del centrosinistra sono invece paradossalmente in sofferenza, a cominciare dal basso indice di gradimento. E questo basta a dimostrare il divario politico tra i due schieramenti. La competizione azzurra nei confronti del partito della premier, nonostante il divario, rappresenta una sfida politica di cui i centristi del campo largo non sembrano all’altezza. Se la famiglia Berlusconi si allena a minacciare la leadership meloniana a iniziare dai diritti civili, il centrosinistra invece è ancora prigioniero degli schemi di consenso più conformisti. E ha perciò bisogno di allargare il perimetro al centro.
Questo è il nodo che investe il campo largo. E la Liguria è paradigmatica. I dem che sostengono Andrea Orlando si sono infatti persuasi della necessità di includere i moderati, sia renziani che calendiani. Siccome però nel Pd e dintorni vige un sincero malumore nei riguardi dell’ex premier, l’ex ministro dem potrebbe scegliere di dissimulare la sua presenza in una lista civica. Una soluzione condivisa anche da Renzi. Gli esponenti di Italia viva, infatti, sostengono la giunta di Marco Bucci a Genova. Partecipare a una lista civica per Orlando sarebbe il mezzo migliore per massimizzare il consenso e i relativi profitti; anche se non è detto che funzioni.
Non è un caso che sullo stesso fronte Azione rivendichi e prometta la presenza del proprio simbolo e anzi abbia proposto a +Europa l’ennesima bicicletta, pare invano. I centristi liguri rischiano di finire per nascondersi nelle liste di Orlando. Il peggiore dei presagi. "Si collabora col campo largo standone fuori sui temi condivisi, come si collabora col governo – fanno sapere da Azione –. È che entrambi non sanno esprimere una politica per le contraddizioni interne. Sulle amministrative ci siamo su base di intese locali".