Venerdì 31 Gennaio 2025
GIOVANNI ROSSI
Politica

Un altro stop al governo. No ai trattenimenti in Albania. I 43 migranti torneranno in Italia

Roma, i giudici di secondo grado fermano il piano Meloni. Palazzo Chigi esprime "sconcerto". Rinviati gli atti alla Corte di giustizia europea. Scontro tra maggioranza e opposizione.

Un gruppo di migranti arrivati nel porto di Shengjin (Albania) il 28 gennaio scorso, poi trasferiti nel centro di Gjader

Un gruppo di migranti arrivati nel porto di Shengjin (Albania) il 28 gennaio scorso, poi trasferiti nel centro di Gjader

Anche in Corte d’appello il risultato non cambia. Sul fronte albanese il governo incassa un’altra bruciante sconfitta. Torneranno tutti in Italia i 43 migranti – 35 provenienti dal Bangladesh e 8 dall’Egitto – trasportati martedì dall’incrociatore militare Cassiopea nel centro trattenimenti di Gjader. E per tutti scatterà la procedura valutativa ordinaria delle richieste di protezione formalmente avanzate (in prima istanza respinte dalla Commissione territoriale incaricata). La decisione collegiale dei magistrati ricalca, seppur con diverse e specifiche motivazioni, gli esiti a tutela dei migranti maturati nei giudizi dei due precedenti sbarchi, il 16 ottobre e l’8 novembre, ad opera dei giudici della sezione immigrazione del Tribunale di Roma.

La scelta dell’esecutivo di trasferire la competenza in materia di trattenimenti alla Corte d’Appello non partorisce quindi alcuna svolta e certifica invece un problema giuridico. Secondo il punto saliente delle 25 pagine di sentenza, "il giudizio va sospeso nelle more della decisione della Corte di Giustizia europea" in merito alla questione dei Paesi di provenienza “sicuri“ (o meno). E "poiché per effetto della sospensione è impossibile osservare il termine di quarantotto ore previsto per la convalida" del trattenimento in Albania, "deve necessariamente essere disposta la liberazione del trattenuto". La presunta "manifesta infondatezza" delle 43 domande di protezione finisce quindi, per ora, in un vicolo cieco. Altri 6 migranti dei 49 prelevati la scorsa settimana a Lampedusa erano già stati rispediti in Italia nelle ore precedenti: tre bangladesi per motivi sanitari, un ivoriano vittima di tratta e due gambiani perché minori.

Il centro trattenimenti di Gjader, con una previsione di costo – comunicata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – pari a "670 milioni per 5 anni", a oltre tre mesi dall’inaugurazione resta così plasticamente vuoto con decine di agenti e ausiliari a guardia del nulla. "C’è grande stupore, perché a nostro avviso non c’è la necessità di aspettare il pronunciamento della Corte di Giustizia europea", affermano fonti di governo dopo il nuovo stop. "Dai giudici ennesima invasione di campo, decisione che danneggia l’Italia e che fa felici sinistre e clandestini", la butta in politica il vicesegretario della Lega Andrea Crippa. Ma "il centrodestra guidato da Fratelli d’Italia non si lascerà intimidire e proseguirà il percorso intrapreso", promette il meloniano Galeazzo Bignami.

Tutt’altra aria dal fronte dell’opposizione. "Giorgia Meloni si rassegni, i centri in Albania non funzionano e non funzioneranno, sono un clamoroso fallimento", denuncia la segretaria del Pd Elly Schlein, lamentando "l’ostinata volontà del governo di non rispettare le leggi e le sentenze europee". "I diritti – aggiunge – non possono essere modificati con stratagemmi". E parla di "rischio di danno erariale: secondo le nostre stime, siamo ormai a oltre un miliardo di euro che poteva essere investito per medici e infermieri nei reparti svuotati della sanità pubblica", non per "badare una prigione vuota". Invece "riparte l’assurdo gioco dell’oca del governo a spese dei contribuenti italiani", affermano i pentastellati Alfonso Colucci e Alessandra Maiorino. "L’Italia sta sprecando milioni in Albania per una scelta irragionevole, illogica, illegale di Giorgia Meloni. Immagino che la sorella d’Italia sappia che dovrà pagare di tasca propria per questo assurdo spreco di soldi pubblici", scrive il leader di Italia viva Matteo Renzi.

In Albania, "se anche non fossero intervenuti i giudici, ci sarebbero 43 migranti in un sito che dovrebbe accoglierne 1500 e che costa 800 milioni. Una follia che va chiusa subito", suggerisce Carlo Calenda (Azione). "La decisione della Corte d’Appello di Roma smonta per la terza volta la propaganda del governo – osserva Angelo Bonelli (Avs) –. E a questo disastro politico si aggiunge uno spreco inaccettabile di denaro pubblico". Secondo Riccardo Magi (+Europa), questa è "la pietra tombale sulle politiche migratorie messe in atto finora da Giorgia Meloni tra forzature giuridiche e colpi di mano".