Venerdì 4 Ottobre 2024
ANTONIO TROISE
Politica

Treni in tilt. Il chiodo, la centralina e le responsabilità . Indagine interna di Rfi

Si indaga sulla catena di eventi che mercoledì ha bloccato la rete, con centinaia di convogli soppressi o in ritardo in tutta Italia. Il cavo danneggiato ma non tranciato: così l’allarme non è partito.

Treni in tilt. Il chiodo, la centralina e le responsabilità . Indagine interna di Rfi

I passeggeri fermi a Roma Termini, mercoledì mattina, in attesa dello sblocco dei convogli

Nel quartier generale delle Ferrovie dello Stato, in piazza della Croce Rossa, è già scattata un’indagine interna per capire che cosa è successo nel mercoledì nero dei trasporti e, soprattutto, individuare le responsabilità. La prima testa a cadere è stata quella della ‘Str92’, la ditta che lavorava sulla tratta attorno a Termini dove si è verificato l’incidente. L’azienda, con sede a Fontana Liri Inferiore, in provincia di Frosinone, è specializzata in servizi topografici e ingegneristici nel mondo delle infrastrutture. Tra i clienti Metro C di Roma, Anas, Italferr, Webuild e Vianini. Intanto, l’istrutturia in casa Fs non è ancora finita. E potrebbero esserci, nelle prossime ore, anche nuove iniziative da parte dell’azienda. L’aria che tira nei piani alti delle Ferrovie è quella di dare una "stretta" nel settore della manutenzione. Ieri i treni sono tornati gradualmente alla normalità, anche se ci sono stati ancora ritardi e cancellazioni. La linea Roma-Civitavecchia ha subito rallentamenti fino a 2 ore a causa di un telone sui binari.

LA CATENA DEGLI INCIDENTI

L’unica cosa certa è che non è stato solo chiodo a mandare in tilt il sistema ferroviario. O, meglio, è stato solo il primo di una catena di eventi che, secondo l’amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana, Gianpiero Strisciuglio, sono sicuramente rari, ma dove qualcosa non ha funzionato. Il primo atto avviene di notte, durante i lavori di manutenzione. Il chiodo finito sotto accusa, in realtà, non trancia di netto il cavo ma lo danneggia. Con il risultato che la centralina della cabina elettrica che alimenta gli impianti di circolazione nel nodo di Roma comincia a funzionare a singhiozzo. Sono le prime avvisaglie di quello che sarebbe successo attorno alle 6 e 30, quando la cabina va completamente fuori servizio. Se il cavo fosse stato tranciato completamente, sarebbe entrato subito in funzione il sistema di allarme che avrebbe attivato la dotazione ausiliare. Invece, le cosidette ridondanze tecniche che salvaguardano il funzionamento dell’impianto sono state vanificate da una catena di anomalie.

L’ISTRUTTORIA INTERNA

Gli operai si sono messi subito al lavoro dalle 6 e 30 per ripristinare l’alimentazione degli impianti di circolazione. Sono state necessarie circa 2 ore per capire e sistemare il guasto facendo partire il sistema di backup. Ma, a quel punto era già troppo tardi per evitare il caos, soprattutto nell’ora di punta del traffico dei pendolari, e la circolazione è andata in tilt su tutta la rete, da Roma a Napoli, da Firenze a Bologna e Milano con ritardi fino a 3-4 ore. L’indagine interna delle Ferrovie servirà anche a chiarire se ci sono state negligenze o disattenzioni da parte di chi doveva controllare il corretto funzionamento della cabina. E non sono escluse ulteriori sanzioni.

LE POLEMICHE

Durissima la leader del Pd, Elly Schlein: "Il ministro Salvini quando cerca il responsabile della paralisi dei trasporti ferroviari deve fare solo una cosa: guardarsi allo specchio". La replica del vicepremier non si fa attendere: "Io mi occupo dei finanziamenti che per il 2024 sono di tre miliardi e mezzo per le manutenzioni e 9 miliardi per la rete ferroviaria per recuperare gli anni passati. E’ giusto che la ditta sia stata allontanata, se ci saranno altre responsabilità interne a Rfi o Ferrovie dello Stato, che emergano. Io mi occupo di trovare soldi e approvare leggi, non vado a piantare chiodi fino a prova contraria". Ma è l’intera maggioranza a fare quadrato su Salvini. Diversa, invece, la posizione della Cgil, che punta l’indice sulle manutenzione e sugli affidamenti al massimo ribasso che ha "portato spesso aziende senza adeguate competenze a intervenire, spesso malpagate e in condizioni difficili. Il disastro è quotidiano", spiega il segretario confederale Pino Gesmundo.