Una tragedia che poteva essere evitata se alla fine della pista dell’aeroporto di Muan, contea meridionale della Corea del Sud a circa 300 chilometri dalla capitale, non ci fosse stato un muro di cemento contro il quale un Boeing 737-800 della Jeju Air si è schiantato a 267 chilometri orari. Il bilancio dell’incidente è di 179 morti – tutti sudcoreani a eccezione di due tailandesi – e due sopravvissuti. "Chi ha costruito quel muro alla fine della pista – ha dichiarato un esperto americano – ha commesso un errore mostruoso: il jet si sarebbe comunque fermato, nonostante il difficile atterraggio e tutte le persone a bordo sarebbero rimaste vive".
Il volo JJA2216 era decollato dall’aeroporto internazionale Suvarnabhumi di Bangkok alle 2,29 ora locale e il tracciato dimostra che nulla di anomalo si è verificato nel tragitto. Ma sui cieli della Corea, a poche miglia dall’atterraggio, sono cominciati i guai: probabilmente a causa dell’impatto dell’aeromobile con uno stormo di uccelli il comandante non è riuscito a estrarre il carrello. La torre di controllo aveva in effetti emanato pochi attimi prima un avviso di allerta per questo rischio che ha fatto andare in tilt il sistema meccanico del Boeing. Alle 8,58 ora coreana, mezzanotte e 58 in Italia, il pilota ha lanciato il mayday e ha cominciato la manovra di atterraggio di emergenza in belly landing, vale a dire appoggiando la pancia della fusoliera sulla pista, pratica pericolosa ma che poteva andare a buon fine se alla fine della pista numero uno dell’aeroporto di Muan non ci fosse stato quel muro: scivolando sulla terra ci sarebbero stati danni ma il jet probabilmente non si sarebbe trasformato in una bomba e non sarebbe andato a fuoco.
C’è da dire che i controllori di volo hanno fatto atterrare il velivolo in senso contrario. Molte delle persone a bordo, 175 passeggeri e sei membri dell’equipaggio, sono stati espulsi dalla carlinga, altri sono rimasti intrappolati tra le fiamme e il loro riconoscimento è molto difficile. I due sopravvissuti fanno parte del personale di volo: un assistente e una hostess. Il primo, 33 anni, è stato trasportato all’ospedale universitario di Seoul ma seppure in terapia intensiva e con fratture multiple è cosciente e ai medici ha detto che "quando mi sono svegliato ero già stato soccorso". Stabili le condizioni della sua collega di 25 anni. I testimoni dello schianto hanno parlato di un grande boato e poi una serie di scoppi con un fumo nero che si è levato sulla pista; qualcuno ha visto una scintilla sull’ala al momento dell’atterraggio di emergenza. La compagnia Jeju Air è una low cost sudcoreana che effettua voli nell’Asia orientale.