La reputazione, il prestigio. E all’improvviso la polvere. Circostanze imprevedibili governano la vita degli uomini ai quali, toccato il fondo, spesso resta solo la consolazione di Santa Teresa di Lisieux: "Più grandi sono le nostre sofferenze, più sconfinata sarà la gloria". Due uomini in questo anno bisesto hanno confermato in maniera esemplare la forza del destino e la fragilità della fama: l’ex presidente della Liguria Giovanni Toti e l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, strappati alle rispettive poltrone con la stessa rapidità. Uno Vergine, l’altro Gemelli, stessa traiettoria: no, non è colpa delle stelle. Toti, accusato di corruzione e arrestato a maggio, ha patteggiato per ripiegare su svariate ore di lavori utili alla Lega per la Lotta contro i tumori di Genova: dalla vetta della Regione al front-desk della Lilt, inchiodato a mansioni di segreteria, refertazione dei prelievi, call e recall. In qualche modo un lavoro di comunicazione e un ritorno alle origini per chi è nato giornalista: il fato sarà cattivo ma ha senso dell’umorismo. A Sangiuliano è toccata una sceneggiatura fantozziana: amante arrampicatrice con gli smart glasses, supplizi televisivi, vendette social e richiesta di perdono alle donne della sua vita, la moglie e il capo del suo governo. Politica, appetito, ambizione, ingenuità. In un caso, si spera, anche un po’ di sesso. Difficile pensare che sarebbero andati più in alto di così, impossibile immaginare che potessero cadere così in basso.
PoliticaToti & Sangiuliano. Stelle cadenti del potere