Lunedì 16 Dicembre 2024
SIMONE ARMINIO
Economia

Tornano a casa le imprese: "È un bene rientrare dalla Cina, ma portiamoci le cose imparate"

Patrizio Bianchi, ex ministro ed economista: riportare le produzioni è un fenomeno in atto "Alle aziende dico: non si scappa di notte. L’esperienza maturata in Oriente sia un valore aggiunto".

Tornano a casa le imprese: "È un bene rientrare dalla Cina, ma portiamoci le cose imparate"

Patrizio Bianchi, 72 anni

Roma, 16 dicembre 2024 – Là dove svettavano i tricolori, adesso ci sono solo anonimi capannoni. È il reshoring, bellezza, il ritorno a casa delle aziende occidentali, scappate in Cina a fine anni Novanta. Una marcia indietro ripresa implacabile negli ultimi anni, complici i costi dei carburanti, dunque dei trasporti via mare. Stiamo parlando della Cina. Testimone d’eccezione è Patrizio Bianchi, docente emerito di Economia e politica industriale, già rettore dell’Università di Ferrara e ministro dell’Istruzione con Mario Draghi. Del suo recente viaggio in Cina, contestualmente alla visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha riportato la sensazione di una smobilitazione occidentale. "Fenomeno positivo per noi – chiarisce –. Purché non sia una fuga di notte".

Professore, cosa intende?

"Il fenomeno del reshoring è una cosa positiva. Aziene italiane che avevano delocalizzato nel tentativo di abbattere i costi di produzione oggi stanno ritornando in Italia o comunque in Europa. Il punto è lo spirito con cui si ritorna, unito al ’cosa riportiamo in casa’".

Ci spieghi.

"Cosa abbiamo imparato in Cina in questi anni? Le aziende italiane hanno portato la loro competenza in termini produttivi, il loro saper fare, ma hanno avuto in cambio un ’boost’ tecnologico, in una terra che su molti ambiti è più avanti di noi. Siamo stati delle spugne? Ora tornano a casa, bene. Le porte sono aperte. Ma hanno assorbito a sufficienza? Cosa hanno imparato? Quali conoscenze riportano in Patria? Perché se tornassero uguali a prima sarebbe una sconfitta".

La scelta è in ogni caso obbligata: il mondo va verso un nuovo protezionismo. Presto, se Trump sarà di parola con la sua scelta di introdurre dei dazi, l’export verso gli Usa calerà.

"Questa è la fase storica e politica in cui i governi occidentali, Italia compresa, tendono a dire: mi chiudo in casa. Il che va bene, ma c’è un piccolo particolare: quanto è grande la casa? Perché se non hai lo spazio vitale non finirà bene".

Dunque?

"Nel nostro caso la casa, mi pare ovvio, deve essere l’Europa. Altrimenti vorrà dire che ci saremo chiusi nel tinello".

Ma l’Italia può essere attrattiva?

"Può esserlo eccome, a patto che investa di più, ma molto di più di ora, in ricerca e sviluppo. Io però le porte non le chiudere, anche quelle con la Cina".

Rianiamo con un piede qui e con uno lì?

"Indubbiamente la nuova politica industriale innescata dal reshoring dovrà portare a un maggiore scambio. Torno dalla Cina ma non totalmente: sarà bene lasciare lì qualcosa. E tornando, magari, convinco anche qualche cinese a venire qui da me. Preparando il terreno per ospitarlo come si deve. E, attenzione, nel flusso del rientro ci si potrà inserire anche in un altro modo. Ovvero condividendo il viaggio con altri e magari approfittarne per farli fermare da noi".

Il cosiddetto near-shoring?

"Beh, se fossimo sufficientemente attrattivi, e puntassimo sulla tecnologia e mettessimo bene in mostra le nostre competenze di partenza e quelle acquisite in Cina potremmo convincere ad esempio le aziende tedesche a tornare dalla Cina e magari a fermarsi in Italia".

È la logica europea di cui sopra.

"Sì, ma per una volta pensata con un ruolo cruciale dell’Italia. Ma vien da sé che la nuova dimensione non potrà che essere europea. Lo dico anche in termini di mercati. Che senso ha puntare sulla Borsa di Milano, su Francoforte, su Amsterdam? Ce ne vorrà una unica, a un certo punto".

Dunque, ricapitolando: torniamo dalla Cina ma ci rimaniamo con un piede, ci riportiamo indietro la competenza acquisita e, già che ci siamo, convinciamo i vicini di casa che potrebbero fermarsi qui da noi.

"Sì, anche se per farlo manca un ultimo dettaglio".

Sentiamo.

"Il reshoring dei cervelli. Ci sono, in giro per il mondo, 140mila professionisti che abbiamo formato in Italia, a nostre spese, e poi ci siamo fatti scappare perché non eravamo per loro sufficientemente attrattivi. Ecco: riportiamo a casa anche loro. Mettiamolo in cima alla lista delle cose da fare".