Roma, 14 giugno 2024 – AAA, cercasi leadership e identità. Peggio dei 5 Stelle, all’indomani della elezioni europee, si trovano solo i "liberal-democratici" più o meno laici o cattolici del Terzo polo che langue all’opposizione. Azione, Iv, +Europa sono alle prese con la puntuale riscoperta dell’inagibilità politico-elettorale al di fuori del bipolarismo persino in elezioni proporzionali come le Europee. Tra congressi annunciati e leadership lanciate sui giornali, l’area centrista cerca nuovi orizzonti. Mentre il M5s di Giuseppe Conte si lecca le ferite, rese dei conti comprese, nella certezza che solo l’ex premier "avvocato degli italiani" possa tenere insieme la baracca. E per questo sfida prontamente, alla maniera di Emmanuel Macron, i contendenti interni.
Paradossale. Ma la mossa del presidente della repubblica francese, che all’indomani della sconfitta europea ha convocato le elezioni legislative nel tentativo di far fronte comune contro la destra lepenista, è stata presa a modello da tutti gli sconfitti politici nostrani. Tutti, da Conte a Renzi, al solo fine di consolidarsi nei rispettivi partiti. Non sia mai che il movimento post-grillino ragioni di congresso come nel lessico dei partiti tradizionali. Conte si dice semmai pronto a un’assemblea costituente, "una grande assemblea collettiva con la partecipazione di tutti gli iscritti". Ma con l’obiettivo proprio di trasformare il movimento in partito e di prenderne le chiavi attraverso le necessarie modifiche statutarie. A cominciare dall’abolizione del tetto dei due mandati, che ha impedito ai volti noti di correre per Bruxelles e paralizza il consolidamento di una classe dirigente e una linea politica. Resta il nodo politico del rapporto col Pd: che risulta perdente quando manca di spirito unitario, ma non di meno competitivo. Un equilibrio difficile, ma rispetto al quale il M5s ancora può far valere una certa indifferenza rispetto alla necessità del governo che assilla i dem. Altra storia per i centristi diversamente terzopolisti, le cui aree di consenso e di potere sono tutte variamente bisognose di contiguità al governo: dai +Europa di Emma Bonino alla base di consenso tra gli amministratori locali di renziani e i calendiani. Oltre al flop europeo, proprio il tracollo locale ha messo in allarme gli ex terzopolisti. Perché, se le Europee sono andate male, nei Comuni è andata anche peggio. Basti pensare al deludente risultato della migliore tra le candidate renziane, Stefania Saccardi, a Firenze. Quindi, congresso per Iv. Si è candidato (di nuovo) Luigi Marattin. Ma rimane l’ex premier Renzi il dominus unico e solo di Iv. Come Carlo Calenda in Azione, dove infatti non viene messo in discussione, anche se sono in molti a cercare di convincerlo che da soli non è più possibile proseguire. Ma se per certirenziani pare plausibile un avvicinamento verso FI, insieme al liberisti come Benedetto Della Vedova o Enrico Costa, Azione e +Europa si trovano invece totalmente smarriti e delle due in cerca di certezze dalle parti del campo largo. Tanto che dal Pd Goffredo Bettini ha rilanciato l’idea di un Francesco Rutelli federatore dei moderati come 20 anni fa. Ipotesi che fa il paio con quella, forse più credibile, di un nome nuovo come Carlo Cottarelli. Se questo o altri nomi dovessero riuscire nell’impresa, circola voce, a quel punto in autunno più che tante rese dei conti potrebbe celebrarsi il congresso di un nuovo centro unito.