![Cesare Parodi, 63 anni, è il neopresidente dell’Anm, l’Associazione nazionale magistrati Fa parte di Magistratura Indipendente Cesare Parodi, 63 anni, è il neopresidente dell’Anm, l’Associazione nazionale magistrati Fa parte di Magistratura Indipendente](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/N2FjYmQ5YWItNjAwMi00/0/tentativi-faticosi-di-tregua-meloni-toghe-si-allincontro-ma-lanm-conferma-lo-sciopero.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Cesare Parodi, 63 anni, è il neopresidente dell’Anm, l’Associazione nazionale magistrati Fa parte di Magistratura Indipendente
L’incontro tra la premier Giorgia Meloni e l’Associazione magistrati si farà. Così come pure lo sciopero proclamato dalle toghe. E soprattutto la contestata separazione delle carriere tra pm e giudici. Che suscita le proteste di toghe e opposizioni, ma rappresenta di fatto la riforma su cui la maggioranza di governo ha investito la legislatura in corso. Visto che il premierato "madre di tutte le riforme" sembra destinato a scivolare verso la prossima legislatura. Previa forse un’intesa bipartisan per una legge elettorale più schiettamente bipolare che piace ai maggiorenti dei due schieramenti: il Pd di Elly Schlein e i Fratelli d’Italia di Meloni.
Fedele all’immagine dell’ex barricadera divenuta mediatrice, che vorrebbe preservare in un quadro di crescenti scontri frontali – che insieme alle riforme in patria comprende i rapporti con Europa, Usa e Corte penale internazionale –, sabato la premier ha aperto al dialogo col neoeletto presidente dell’Anm Cesare Parodi; seguita a ruota dai fedelissimi. A cominciare dal sottosegretario e plenipotenziario della Giustizia Andrea Delmastro, deus ex machina della riforma ma pronto a sottolineare, sulla scorta della premier, che, pur nella "distinzione" delle posizioni, "il governo non si chiuderà mai al dialogo". Parodi incassa, ma annunciando che "il discorso non finisce ma inizia con lo sciopero". E suscitando perciò la reprimenda sul "pessimo esordio" da parte dello schietto presidente dei senatori azzurri Maurizio Gasparri.
Dialogo effettivamente tra sordi quello sulla riforma della giustizia. E che, al netto del galateo con cui la premier ama schermirsi, attiene piuttosto la logica del consenso sulla modifica costituzionale, obbligata a superare la tagliola del referendum senza quorum che ha già fatto vittime illustri come Renzi e Berlusconi. Di qui il gioco della carota e il bastone con cui l’esecutivo cerca valorizzare le ragioni di un intervento non particolarmente sentito dall’elettorato popolare e la propaganda sull’indipendenza della magistratura sbandierata da toghe e opposizioni in vista della consultazione che scalderà a fatica l’elettorato di destra, a differenza di quello di centrosinistra.
Non tacciabile con l’appellativo di "toga rossa", in quanto esponente della corrente di centrodestra di Magistratura Indipendente (la stessa del sottosegretario Alfredo Mantovano), Parodi conferma tutte le ragioni dello sciopero, pur specificando che "non è contro il governo". Anche l’incontro chiesto alla premier rientra a suo avviso nel quadro di questo "impegno che noi stiamo ponendo in essere in tutti i modi". Puntando a far emergere "con chiarezza e pacatezza le ragioni della nostra iniziativa" in tutte le sedi, secondo il neopresidente dell’Anm la novità di rilievo del faccia a faccia con Meloni sarà "occasione per spiegare una volta di più con chiarezza, fermezza, lucidità e senza nessun cedimento quelle che sono le nostre ragioni".
La strategia della carota nei confronti di Parodi è palese. A parte le critiche di Gasparri, è un coro di di disponibilità della maggioranza. "Fratelli d’Italia saluta con favore la volontà di dialogo", dice il capogruppo alla Camera Galeazzo Bignami. Sulla stessa lunghezza d’onda il moderato Maurizio Lupi. Il fatto è che i nuovi equilibri in seno all’Anm, più inclini agli orientamenti politici della maggioranza, fanno sperare in una possibile intesa all’insegna dei comuni orientamenti. Sennonché viene dalle correnti di destra della magistratura anche il capo della procura romana Francesco Lo Voi, che la maggioranza preme espressamente per rimuovere dopo il caso Almasri (Parodi: "Ennesimo episodio di profonda incomprensione fra organi istituzionali che invece dovrebbero meglio comprendersi e ragionare insieme"). Perché lo scontro tra politica e magistratura è da oltre tre decenni prettamente politico.