Martedì 14 Gennaio 2025
ELENA G. POLIDORI
Politica

Tensioni sul Veneto, il futuro di Zaia alle prossime elezioni. La Lega: “Pronti a correre da soli”

Il Carroccio non accetta le mire di Fratelli d’Italia, la tentazione dello strappo. Il capogruppo in Regione: "La lista Zaia è in campo". Forza Italia: chi divide sbaglia.

Il Carroccio non accetta le mire di Fratelli d’Italia, la tentazione dello strappo. Il capogruppo in Regione: "La lista Zaia è in campo". Forza Italia: chi divide sbaglia.

Il Carroccio non accetta le mire di Fratelli d’Italia, la tentazione dello strappo. Il capogruppo in Regione: "La lista Zaia è in campo". Forza Italia: chi divide sbaglia.

Venezia, 13 gennaio 2025 – E se, alla fine, la Lega dovesse correre da sola in Veneto? Nel Carroccio questa domanda ha già una risposta; si. Potrebbe succedere. E non tanto perché Matteo Salvini avrebbe voluto ancora Luca Zaia come candidato alla presidenza della Regione, per il terzo giro – il governo ha però deciso di impugnare la ‘legge De Luca’ e mandare la palla alla Corte Costituzionale – quanto per il fatto che tutta la Lega considera il Veneto un suo fortino di voti, una sorta di Linea del Piave, e non ci sta all’idea di vedere "uno qualsiasi di Fratelli d’Italia", come annunciato dalla premier in conferenza stampa, che prende il posto di Zaia solo perché "Meloni ha deciso così", dicono dalle parti di via Bellerio.

Ieri, il senatore meloniano Raffaele Speranzon, veneziano, ha lanciato il nome di Zaia come prossimo sindaco di Venezia, ma non sarebbe certo quella poltrona a risolvere il dilemma della Regione, che è un gioco molto complesso. Zaia, da solo, sposta un ingente pacchetto di voti, decisivo per la prossima presidenza, ma il Veneto è anche la regione più autonomista d’Italia e lì il Carroccio ha un consistente bacino di sindaci e consiglieri comunali, ed è la culla, con la Lombardia, del movimento leghista.

Tensione nel centrodestra

Normale, dunque, che la tensione nel centrodestra stia salendo su questo tema. Da una parte FdI, che non esprime nessun governatore al Nord, pur essendo ormai ampiamente il primo partito, e rivendica l’indicazione di un suo esponente come candidato del centrodestra, dall’altra proprio il Carroccio, dove si iniziano a fare i primi calcoli, ipotizzando anche una corsa con un proprio candidato, senza FdI e Forza Italia. Dice il segretario regionale della Lega, Alberto Stefani: "In Veneto la Lega non si conta, ma si pesa". Il capogruppo in Regione, Alberto Villanova, la mette giù in maniera ancora più netta: "Siamo pronti ad andare da soli, la lista Zaia è già in campo". Di contro, Forza Italia ammonisce con Raffaele Nevi che "serve un centrodestra largo, mentre chi divide commette un errore".

Come potrebbe finire con un centrodestra spaccato in due come una mela? Impossibile fare previsioni, ma non c’è dubbio che per la Lega tutto gira appunto intorno al nome di Zaia. Nelle Regionali del 2020 fu riconfermato governatore con il 76,8% dei voti e la sua lista Zaia ottenne il 44,6% (il centrosinistra si fermò al 15,7%). La lista Zaia ottenne quasi un milione di voti, poco meno di quanto FdI e FI insieme hanno preso in regione alle ultime Europee di giugno.

Cosa potrebbe succedere

Chiaro quindi che se la Lega (che alle Europee di giugno ha ottenuto in regione il 13,2%) dovesse presentarsi con un proprio candidato con a fianco una lista Zaia, non sarebbe poi così lunare pensare a una sua vittoria. E ci sarebbe anche un nome già pronto, ossia Mario Conte, sindaco di Treviso, molto vicino a Zaia, che potrebbe vedere la lista Zaia, la Lega, liste civiche, autonomisti ed eventualmente anche Udc e Azione. Totale stimato: 40% e un’altissima possibilità di vittoria. Giorgia Meloni, ovviamente, tutto questo lo sa. Come conosce il rischio di una sua forzatura su un nome di FdI: la base storica della Lega potrebbe addirittura disertare le urne. Uno schiaffo non da poco, che Flavio Tosi, oggi eurodeputato FI, stempera: "Non c’è storia. Il nome del candidato del centrodestra verrà espresso dal tavolo nazionale della coalizione, come per Zaia nel 2010".

Insomma, un bel dilemma che non potrà essere sbrogliato con un accordo complessivo con altre regioni che vanno al voto (Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta), perché il Veneto è considerato "un territorio della Lega, senza se e senza ma". E, dunque, anche un nervo sempre più scoperto per la tenuta della maggioranza.