Lunedì 29 Luglio 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Tensione nel Movimento. Conte snobba il guru Grillo. I big M5s: "È la resa dei conti"

Costituente in autunno, per il presidente la priorità è costruire un’alternativa al governo Meloni "Addio al voto sui temi proposti dal Consiglio Maggiore, verranno scelti dagli iscritti".

Tensione nel Movimento. Conte snobba il guru Grillo. I big M5s: "È la resa dei conti"

Giuseppe Conte, 59 anni, presidente del M5s e Beppe Grillo, 76 anni, fondatore e garante del Movimento. I due sono ai ferri corti per delineare il futuro del M5s

"Siamo semplicemente arrivati alla resa dei conti con Grillo", come spiegano dal quartier generale 5 Stelle di via Campo Marzio. Sta tutto qui il succo dello scambio epistolare tra il garante del Movimento Beppe Grillo e il presidente Giuseppe Conte, non a caso diramato online come premessa del processo "costituente" in programma per l’autunno. A scapito del nome, il M5s guidato dall’ex premier vagheggia di trasformarsi in vero e proprio partito politico. Un’organizzazione dove le decisioni siano prese in modo "partecipato", a sentire come la presenta Conte, e non più sottoponendo al plebiscito le decisioni della leadership. E con una sua classe dirigente non vincolata dalla ghigliottina dei due mandati (10 anni) di impegno, che ha impedito di schierare nomi di richiamo in Europa.

Ragion per cui la grande maggioranza degli eletti sta dalla parte del presidente. E tanti saluti alle colorite intemperanze di Grillo. Che, orfano del supporto del geniale ideologo del potere telematico populista, Roberto Casaleggio, non è concretamente più in grado di esercitare alcun tipo di egemonia.

Il voto europeo è stato inequivocabile: l’elettorato di centrosinistra vuole unità. Il M5s si trova perciò obbligato a una scelta di campo, al netto di tutti i distinguo che Conte può sbandierare, a cominciare da quelli più sostanziosi contro la guerra. Questione di sopravvivenza, dopo il minimo del 9,9%, anche se i sondaggi registrano una ripresa. A Grillo, che in qualità di garante lamenta di non esser stato consultato sulla convocazione della costituente, di cui chiede di discutere i contenuti, Conte replica quindi picche: assemblea sarà e deciderà la base. Rimproverando anzi il fondatore di aver appannato l’identità pentastellata col sostegno al governo Draghi e al ministro dell’ambiente Roberto Cingolani, oggi messo dal governo al vertice di Leonardo. L’ex premier, infatti, avrebbe preferito il voto. Ma è storia vecchia.

Il futuro è l’assemblea costituente. Entro la prossima settimana si riunirà il Consiglio nazionale per definire tempi e modi dell’appuntamento. La novità riguarderà innanzitutto il metodo. Tanti saluti alla democrazia diretta di Rousseau, che in definitiva era chiamata solo a dare il consenso plebiscitario alla scelte degli stati maggiori, per inaugurare una nuova e non meglio precistata formula di "democrazia partecipativa". Come avrebbe spiegato lo stesso presidente ai parlamentari in cerca di lumi, la scelta dei temi sarà gestita dalla comunità degli iscritti e dei simpatizzanti. La gestione sarà affidata alla società Avventura Urbana.

Il progetto costituente di Conte convince il grosso dei parlamentari, come l’ex ministro Stefano Patuanelli. Anche se i più, dal capogruppo alla camera Riccarco Ricciardi alla deputata di simpatia grillina Chiara Appendino, si trincerano dietro il "no comment". Critica nei riguardi dello "scambio epistolare surreale" e l’indebolimento provocato dalla diatribe interne la senatrice Maria Demonica Castellone: "Una forza politica matura deve essere in grado di trovare spazi di confronto, ascoltando anche le voci più scomode", osserva.