Roma, 6 marzo 2019 - A inizio serata si pensava che il vertice di governo sulla Tav non sarebbe stato proprio 'a oltranza', visto il pressing della Lega per chiudere in fretta. Ma dopo circa 4 ore di riunione solo i 'tecnici' convocati hanno lasciato il tavolo: è la politica ora che deve decidere. Cosa non facile, vista la contrapposizione netta - 'Sì' (Lega) e 'No' (M5S) - tra le due anime del governo gialloverde. Poco prima di mezzanotte dunque è iniziata la vera 'resa dei conti'. L'ottimismo di Matteo Salvini, che entrando baldanzoso a Palazzo Chigi aveva dichiarato: "Stasera il forse non c'è", lasciando intendere una soluzione veloce, non era dunque giustificato.
Il fatto è che i 5 stelle non cedono: il Movimento si gioca tutto sullo stop alla Torino-Lione. "Sono sicurissimo che il progetto resterà fermo per anni", ha detto entrando il sottosegretario alla presidenza Stefano Buffagni, mentre Luigi Di Maio, lasciando Montecitorio per recarsi a Palazzo Chigi, ha glissato: "Tav? Concentriamoci sui 45mila che hanno presentato la domanda per il reddito di cittadinanza, un numero al di sopra delle aspettative anche giornaliere".
Sulla riunione, che a questo punto andrà avanti probabilmente tutta notte, pesa anche la posizione Ue: da Bruxelles filtra la notizia che la Commissione europea sarebbe pronta a inviare una nuova lettera all'Italia per ricordargli che l'eventuale 'no' alla Tav comporterà la violazione di due regolamenti Ue del 2013 e la perdita di circa 800 milioni di cui 300 milioni entro marzo e il resto successivamente.
I TECNICI - Bocche cucite da parte dei tecnici all'uscita di Palazzo Chigi tanto che uno dei "professori" presenti all'incontro ha tagliato corto con i cronisti: "Non vi dico neanche il mio nome". Tra i tecnici chiamati dalla Lega al vertice figura Pierluigi Coppola, l'unico membro della commissione che ha condotto l'analisi costi-benefici Tav a non aver firmato le conclusioni dello studio effettuato, sfavorevole alla prosecuzione dell'opera.
SALVINI - "I tecnici mi confermano che costa di più non farla che farla", dice Salvini che, prima del vertice di governo si era riunito al Viminale con i suoi fedelissimi. E dopo aver assicurato una decisione netta entro la serata ha aggiunto: "Il treno è più sicuro, costa meno e inquina meno, su questo non c'è nessuno che mi possa far cambiare idea". Fonti della Lega esemplificano così la posizione del Carroccio: "Sì alla via parlamentare o alla consultazione dei cittadini per una soluzione positiva per il Paese".
CONTE - Più cauto, sui tempi, il premier Giuseppe Conte, vero 'paciere' tra i due schieramenti, che ha dichiarato: "Ci prenderemo il tempo che occorre, anche se vogliamo fare in fretta: il Paese attende una decisione, confidiamo, come ho detto ieri, di prendere questa decisione entro venerdì. Spero di completare questa sera ma se non finiremo continueremo a oltranza".
LA COMMISSIONE EUROPEA - La Commissione europea non ha ancora deciso se inviare o meno all'Italia una lettera formale nella quale si ricorda che se non saranno lanciati i bandi di gara per la Tav entro marzo si perderanno 300 milioni di fondi Ue e in prospettiva la perdita di 813 milioni di cofinanziamento approvati per la prima fase dei lavori. La lettera sarebbe già pronta, manca ancora la decisione politica. Da giorni la Commissione si interroga sul da farsi: se lanciare un segnale formale, preciso e pubblico al Governo italiano oppure seguire la via della diplomazia tecnico-politica come si è fatto finora. Sta di fatto che ormai i tempi stringono.
Il messaggio della Commissione all'Italia è la conferma di quanto pubblicamente continua a indicare da settimane: gli 813,8 milioni di cofinanziamento europeo alla Tav sono stati approvati per la prima fase dei lavori e sono condizionati ai progressi nella costruzione. Da tempo il progetto però registra ritardi e da tempo Bruxelles avvisa di "non poter escludere di poter richiedere all'Italia di ripagare il contributo di cofinanziamento già sborsato se questo non puo' essere ragionevolmente speso in linea con le scadenze concordate" applicando il principio "se non usi il denaro lo perdi". Per questo periodo sarebbero in gioco 120 milioni.
L'APPELLO VIA TWITTER - Appello per un "grande si" alla Tav dal Comitato francese 'Transalpine Lyon-Turin'. Su twitter il Comitato scrive: "La Lione-Torino è per oggi o per domani? Mentre il governo italiano sta per prendere una decisione cruciale sul futuro della Lione-Torino, condividete in massa per dire un grande si' all'ecologia, all'occupazione, all'Europa". Sempre sul social, il comitato posta un video con la spiegazione di tutti i vantaggi della Torino-Lione:
👍🌎 Le Lyon-Turin est une infrastructure utile à la TRANSITION ÉCOLOGIQUE ! Explications en 1 minute chrono sur cette vidéo... pic.twitter.com/27Xs0M6bob
— Transalpine Lyon-Turin (@LeLyonTurin) 22 settembre 2018
LA PROPOSTA ALTERNATIVA - iL sindaco di Venaus, Nilo Durbiano, con il sostegno di altri amministratori della Val di Susa e di esponenti del movimento No Tav, ha presentato una proposta alternativa: un nuovo traforo ferroviario del Frejus da 15 chilometri invece di quello da 57,5 chilometri previsto dal progetto della Tav, con un costo dimezzato. Il progetto consentirebbe di ridurre di circa la metà i costi e di accorciare notevolmente i tempi di realizzazione utilizzando: la nuova galleria ferroviaria entrerebbe a Bardonecchia, in alta valle di Susa, leggermente spostata rispetto a quella storica del Frejus realizzata un secolo e mezzo fa.
CHIAMPARINO - "Ma davvero questa è la Tav che il governo Conte-Salvini-Di Maio pensa di realizzare? È l'ennesima carnevalata, se non fosse che il carnevale è cosa seria, questa no", dice il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, commentando la proposta del sindaco di Venaus. "Raddoppiare un tunnel del 1871 con costi simili alla tratta italiana del tunnel di base, spacciandola come alternativa a un moderno tunnel come fanno tutti i Paesi europei, si commenta da sé. La smettano con questa insopportabile manfrina e decidano".