Roma, 25 luglio 2019 - La sconfitta è cocente al punto che non serve più neppure mistificarla: "Noi in Parlamento ci vogliamo andare a ci andiamo con la forza della coerenza – ha detto ieri sera Luigi Di Maio cercando di compattare un partito ormai esploso. Ma non può essere colpa del M5s se in Parlamento tutti i partiti sono Pro Tav. Faremo valere il più possibile questo 33% che però non corrisponde al 51%". Quel risultato elettorale appare più che mai lontano se quel prossimo voto parlamentare che Di Maio brandisce come possibile, forte momento identitario, si tramuterà in un voto di minoranza: "Si può fermare la Tav, basta votare in Parlamento – ha infatti rilanciato – e vedremo come voteranno i partiti, vedremo chi voterà con il Pd di Renzi e con Forza Italia di Berlusconi. Quelli non saremo certamente noi". Di quell’emiciclo, insomma, il M5s starà all’opposizione, ma non si sa neppure quanti parlamentari grillini esprimeranno palesemente il voto oppure sceglieranno, come accaduto ieri al Senato, di uscire dall’Aula in segno di protesta contro il governo Conte. Il ‘loro’ governo. Di Maio, comunque, è ormai leader di una compagine politica totalmente allo sbando. Ma che non molla. "Siamo turbati. Abbiamo saputo della decisione di Conte da Fb, devo aggiungere altro?", commentava ieri un parlamentare piemontese, terra che adesso diventerà un campo di battaglia per i grillini. "Dobbiamo decidere – scriveva la pasionaria Roberta Lombardi – se rinunciare a fare la stampella della Lega e riprendere la nostra identità. Domandiamoci se siamo ancora utili al governo". Sabato, comunque, in tanti marceranno verso Chiomonte mettendo pressione ai grillini del comune di Torino e a quelli di governo. Lo sa bene anche Nicola Morra, il presidente della commissione Antimafia, grillino storico e ortodosso che ieri, dopo il destro allo stomaco da parte di Conte, ha aperto il dibattito interno: "Inaccettabile il sì alla Tav, abbiamo perso i nostri valori". Anche Michele Giarrusso appariva sotto choc: "M5s è nato dodici anni fa anche sulle battaglie della Tav. Doveva essere il giorno in cui la Lega doveva dare spiegazioni sui fondi russi, invece è diventata la Caporetto del Movimento". Tutti a casa, allora? Neanche per idea. Lo stesso Beppe Grillo, descritto come "furioso con Conte", smentisce, anche perché fonti rivelano che il premier prima del video messaggio in cui ha detto sì alla Tav abbia avvertito il garante. Risultato: Grillo pur dicendosi "scontento", difende la strategia di Di Maio: "Decida il Parlamento, è la democrazia bellezza (teniamocela stretta)".
Persino un senatore come Alberto Airola, che aveva parlato di ‘dimissioni inevitabili’, ieri ha cambiato idea. Sposando la permanenza in Parlamento perché "se te ne vai non conti più nulla e io resto qui a lottare...". Insomma, nessuno si dimette. "Perché se apriamo la crisi – giura di Maio – arriva il governo tecnico, che fa opere inutili solo per aumentare il Pil".