Roma, 2 dicembre 2024 – “In Siria rischiamo un nuovo collasso migratorio e una nuova catastrofe umanitaria. Dobbiamo tutti muoverci e fare in fretta per evitare il peggio”.
Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani è particolarmente preoccupato per il riesplodere della crisi siriana, tanto più perché fa da moltiplicatore di tutta la tragedia mediorientale (dal Libano a Gaza), con un cessate il fuoco tra Israele ed Hezbollah che è ancora molto precario. “Sto seguendo quello che accade minuto per minuto – avvisa –. In queste ore il Collegio francescano Terra Sancta di Aleppo è stato colpito da un attacco russo che ha causato gravi danni. Faccio appello a tutte le parti in conflitto in Siria perché sia tutelata la popolazione civile. Continuiamo ad assicurare, con la nostra ambasciata, ogni possibile assistenza agli italiani in Siria”.
Ministro, la questione siriana appare come un’ulteriore escalation in un’area di grave conflitto.
“Sono molto preoccupato per quello che sta accadendo in Siria, per le centinaia di morti che rischiamo di avere ancora. Ma se scoppia una guerra civile, il vero rischio per noi è che ci sia un collasso migratorio, così come c’è stato in occasione della prima guerra civile siriana, con la fuga, allora, verso il Libano e verso la Germania dove furono accolti da Merkel. Oggi non ci possiamo permettere un’altra emergenza migratoria”.
Come fronteggiare il nuovo pericolo?
“Domani (oggi, ndr) sarò al Cairo per partecipare alla Conferenza umanitaria per rafforzare la risposta a Gaza, co-organizzata da Egitto e Nazioni Unite. L’incontro sarà anche il primo momento in cui la comunità internazionale potrà confrontarsi anche sul nuovo fronte della crisi in Siria. Più in generale il cessate-il-fuoco in Libano è fragile, ma dobbiamo fare in modo che si consolidi perché se fallisce lo stop alle armi in Libano, non ci saranno più speranze di averlo a Gaza. Dobbiamo lavorare per una de-escalation e dobbiamo prepararci ad affrontare la crisi di Gaza in maniera totale”.
In questo contesto arriva Trump. Quale ruolo può svolgere l’Italia anche in chiave europea?
“L’Italia può essere un buon ponte tra la nuova amministrazione e l’Europa. Noi faremo in modo che i rapporti tra l’Ue e Usa siano sempre più forti, perché le relazioni transatlantiche servono per dare stabilità, per far sì che una voce possibilmente unica favorisca la pace in Medio Oriente come in Ucraina, fermi le mire aggressive di Putin, fronteggi le spinte commerciali espansive della Cina, eviti o riduca il rischio di una guerra dei dazi in Occidente. Non sarà facile, ma come Italia dobbiamo fare il possibile per l’Europa. Non è un caso che molti governi europei confidino nel nostro Paese come interlocutore privilegiato di Trump, che, infatti, ha avuto sempre un approccio favorevole al nostro Paese”.
Restiamo in Europa: il Ppe e Forza Italia nel Ppe sono stati decisivi per la vicepresidenza di Raffaele Fitto?
“Assolutamente sì. Il Ppe, con noi, è stato lo scudo che ha permesso a Raffaele Fitto di diventare vicepresidente esecutivo della Commissione, di evitare gli attacchi al governo italiano (quando si è cercato di metterlo sotto accusa) e, all’Unione europea, di avere una maggioranza più ampia e allargata a una parte dei Conservatori. La nostra presenza nel Ppe è stata determinante come forza di spinta e di garanzia”.
In questo quadro, come vi ponete per il dopo-Fitto?
“Mai chiesto un posto nel governo: non abbiamo mai preteso di avere nuovi incarichi. Le poltrone non sono una battaglia per noi prioritaria”.
Il governo italiano ha vissuto nell’ultima settimana un momento di tensione grave sul canone Rai: è tutto superato, come sostengono la premier Meloni o il ministro Salvini?
“Non c’è mai stato un contrasto su questioni di fondo. La nostra è un’alleanza strategica che viene da lontano, non un alleanza elettorale. Siamo, però, partiti diversi. Noi siamo l’anima popolare che ha nel proprio album di famiglia Alcide De Gasperi, don Luigi Sturzo, Luigi Einaudi. Come Forza Italia rivendichiamo, da partito liberale, garantista, riformista, le nostre tesi. Ma un’idea differente non è una divisione. Un’idea è un’idea. Avere opinioni diverse è normale e giusto, poi si fa la sintesi. Non si illuda nessuno che ci siano delle divisioni profonde dentro questo governo. Andremo avanti fino alla fine della legislatura, se ne facciano una ragione”.
Sulla manovra insisterete con le vostre richieste per un’ulteriore taglio dell’Irpef e per l’aumento delle pensioni minime?
“Insisteremo e vedremo quali spazi finanziari il ministro Giorgetti troverà. Aspettiamo. E se non si potranno fare quest’anno, agiremo l’anno prossimo. Certo, osservo che con i 430 milioni che non si spenderanno per coprire, con una partita di giro, quei venti euro annui che si dovevano tagliare al canone, si potrebbe cominciare a abbassare o l’Irpef o l’Ires, oppure aumentare le pensioni minime o ridurre le liste di attesa negli ospedali”.
Un’ultima nota: lei parla di allargare la maggioranza. In che direzione e come?
“Il nostro compito, come Forza Italia, è di allargare i confini del centrodestra e di occupare spazi che oggi sono stati abbandonati dalla sinistra. Non tocca a noi andare a cercare voti tra FdI o Lega per avere mezzo punto in più. Il nostro obiettivo è creare la grande famiglia popolare e rassicurante nel nostro Paese. Noi, insomma, dobbiamo andare a occupare quello spazio enorme tra Giorgia Meloni e Elly Schlein, e non è una questione di bandierine”.