Roma, 7 ottobre 2019 - Oggi approda nell’Aula di Montecitorio, per l’ultima lettura, la riforma costituzionale che taglia i parlamentari da 945 a 600. Voto finale domani. Con maggioranza assoluta. Però potrebbe esserci una richiesta di referendum confermativo. La proposta ha come obiettivo, con la modifica degli articoli 56 e 57 della Costituzione, di passare dagli attuali 630 deputati a 400 e dagli attuali 315 senatori a 200. In teoria, ma è tutto da verificare, si dovrebbero velocizzare le decisioni e ci dovrebbe essere un risparmio della spesa per ogni legislatura che si aggirerebbe attorno ai 500 milioni di euro.
A detta dei contrari, in realtà, il risparmio non sarebbe così significativo perché non andrebbe a incidere sulla quota per indennità, spese per l’esercizio del mandato e rimborsi spese di senatori e deputati. C’è poi il capitolo delle riforme che dovrebbero accompagnare il taglio. Per il corretto funzionamento di Camera e Senato si dovrebbero riformulare i regolamenti parlamentari, nonché il sistema elettorale (che dovrebbe andare in direzione proporzionale per dare diritto di tribuna anche alle minoranza) nonché dell’elezione del Capo dello Stato. Va poi considerato che il taglio dei parlamentari porrebbe un problema di carattere generale: come verrebbero suddivisi i collegi o, meglio, la singola rappresentanza in seno a certe realtà locali. La riforma, comunque e se approvata, andrebbe in vigore dalla prossima legislatura.