Roma, 7 ottobre 2019 - Per il governo giallo-rosso è la prima, vera, prova di tenuta politica. Per i costituzionalisti è un danno peggiore del male (il bicameralismo perfetto). Per il peone semplice è una iattura esistenziale (meno scranni, meno possibilità di essere eletti). Per l’M5s è la bandiera delle bandiere, la norma-simbolo che rappresenta il cuore del Movimento. Parliamo del taglio del numero dei parlamentari (-345 'sedie' o 'scranni', come amano dire i grillini) così composto: -230 alla Camera, che da 630 deputati passa a 400, e -115 al Senato, che da 315 senatori eletti passa a 200.
Taglio parlamentari, ecco quanto si risparmia
La riforma è alla sua quarta, e ultima, lettura, quindi con oggi e domani (discussione e voto finale) diventerà operativa, ma dovrà essere approvata a maggioranza assoluta (obbligatoria in caso di riforma costituzionale) e mai a maggioranza qualificata, quindi bisognerà attendere tre mesi per verificare che 500 mila elettori o 5 consigli regionali o 1/5 dei parlamentari non chieda un referendum confermativo che, nel caso, si terrebbe dopo altri sei mesi. Di Maio, confuso e felice, teme però i ‘trappoloni’ dell’ultimo minuto: "Leggo di parlamentari di opposizione che non vorrebbero venire in Aula. Vorrà dire che gli manderemo una piccola poltrona a casa per ricordargli che in un momento storico hanno scelto le poltrone al cambiamento".
Il Blog delle Stelle lancia un siluro contro i "campioni di assenteismo" ("avranno il coraggio di votare insieme a noi?") e cita i dati di Open Parlamento in cui figurano anche "insospettabili" come Giorgia Meloni. Lei replica: "Perché il M5s si mette ad attaccare l’unico partito che ha votato la proposta dall’inizio pur essendo all’opposizione? Sono cretini o cercano di affossare la legge?".
Il timore di qualche defezione, anche nella maggioranza, in effetti, resta. Che però sarebbe in ogni caso ininfluente, anche perché la Lega ha deciso di votare la riforma, come ha confermato ieri sera Salvini in tv, nonostante che da giorni disertino le sedute parlamentari per protestare contro l’assegnazione del reddito di cittadinanza alla ex Br Federica Saraceni. Stessa decisione positiva da Forza Italia, annunciata dopo il vertice Salvini-Berlusconi-Meloni.
Semmai qualche maldipancia c’è nel Pd e in LeU. Italia Viva voterà a favore, annuncia la Boschi. Curioso, però, che il Pd, che ha sempre votano ‘no’ alla riforma presentata dall’allora ministro alle riforme Fraccaro, stavolta voti ‘sì’.