Roma, 16 dicembre 2024 – Qualcosa, timidamente, si muove. L’appello della Fieg, pubblicato ieri sui maggiori quotidiani italiani, ha svegliato buona parte dell’opposizione. Il primo a spendersi è stato Matteo Renzi. "In una legge di bilancio che continua con i regali agli amici – attacca il leader di Italia viva – il governo Meloni umilia gli editori. Solidarietà piena alla Fieg".
Il nodo è il (per ora) mancato sostegno nella Finanziaria alla stampa nazionale. Un settore fondamentale per la garanzia del pluralismo dell’informazione in un sistema democratico alle prese con una crisi storica. Difficoltà che hanno richiesto importanti investimenti delle aziende editoriali anche nel campo della transizione digitale, che tuttavia non sono ancora riusciti a garantire risultati economici in grado di invertire la rotta. Sono cambiate le abitudini e i mezzi con cui ci si informa, ma il numero di utenti che navigano sui siti web d’informazione in Italia è sostanzialmente al palo dal 2020 (più o meno attorno ai 39 milioni al mese).
E anche Angelo Bonelli concorda che si debba fare qualcosa. "L’informazione e il pluralismo sono alla base della nostra democrazia. Tante testate locali garantiscono l’informazione nel territorio. Far venire meno il sostegno all’editoria – spiega il portavoce di Europa Verde e deputato di Avs – è una scelta irresponsabile nel momento in cui il governo ha fatto scelte assolutamente discutibili e preoccupanti in materia economica che sono un vero e proprio sperpero di denaro pubblico: una tra tutte i fondi per oltre 200 milioni di euro che saranno a disposizione dei parlamentari della maggioranza per finanziare iniziative nei loro collegi elettorali a partire dalle sagre di paese". Quella segnalata da Bonelli non è l’unica spesa controversa. "Nella legge di Bilancio – si leggeva sull’appello della Fieg, il cui presidente è Andrea Riffeser Monti, editore del Quotidiano Nazionale – si stanziano a sostegno del cinema e degli spettacoli dal vivo (musica, teatro, danza e circhi) 1 miliardo e 60 milioni di euro per il 2025; gli oneri stimati a carico dello Stato per il Superbonus 110% sono pari a 123 miliardi di euro".
I tagli alla stampa vengono stigmatizzati anche dal Partito democratico. "È una vergogna: all’editoria vengono date le briciole, meno della metà di quanto stanziato per il bonus frigoriferi. È la conferma – attacca Antonio Misiani, responsabile economico del Pd – che il sostegno a questo settore, in crisi ma cruciale per la democrazia, non è certo in cima ai pensieri di una destra che preferisce di gran lunga la propaganda alla libera informazione".
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Carlo Calenda, leader di Azione: "Ridurre i fondi per l’editoria vuol dire attaccare la libertà di stampa e di impresa e assestare un colpo micidiale al lavoro giornalistico, già abbondantemente in crisi nel nostro Paese. Il governo evidentemente si dimostra insofferente alle critiche e sceglie la strada di una inaccettabile ritorsione ottusa che penalizzerà gli editori".