Mercoledì 17 Luglio 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Super maggioranza Metsola. La presidente uscente riconquista il Parlamento Ue: "Saremo pronti a tutto"

La maltese rieletta con 562 voti, anche da FdI e Lega. Le destre sovraniste fuori da qualsiasi incarico. Nel discorso cita Giulia Cecchettin e le altre donne vittime di violenza: "Siamo qui anche per loro".

Super maggioranza Metsola. La presidente uscente riconquista il Parlamento Ue: "Saremo pronti a tutto"

Super maggioranza Metsola. La presidente uscente riconquista il Parlamento Ue: "Saremo pronti a tutto"

Nessuno come lei. Roberta Metsola non solo ha riconquistato la presidenza del Parlamento europeo, ma ci è riuscita praticamente con un plebiscito: 562 sì su 699 votanti (76 schede bianche o nulle). Un record: il 90,2% dei consensi, ottenuti nel nome di larghissime intese che abbracciano delegazioni di tutti i gruppi. Von der Leyen non avrà gli stessi numeri. Un lunghissimo applauso saluta il bis della quarantacinque maltese che ha scalzato la ’rivale’ dell’estrema sinistra Irene Montero. E, soprattutto, l’esponente popolare è riuscita ad unire la maggioranza di governo: Forza Italia, come il resto del Ppe, l’ha naturalmente appoggiata, e l’hanno fatto pure FdI – in linea con gran parte dei Conservatori – e la Lega, nonostante il gruppo dei Patrioti a cui appartiene sia all’opposizione. Disco verde anche da S&D (Pd compreso). Mentre Left, il gruppo di estrema sinistra dove militano Avs e M5s ha dato indicazione di scegliere Montero. "Ma il voto è segreto...", tengono a precisare i cinquestelle.

"Il centro può reggere e io posso essere il cuore di una maggioranza europeista", dice Metsola nel suo discorso. E regge pure l’accordo sulle 14 vicepresidenze – ancorchè per completare la squadra ci sono voluti due scrutini – e il cordone sanitario verso l’ultradestra, malgrado le aperture di una parte dei Patrioti alla leader maltese. I tre candidati sovranisti, Fabrice Leggeri e Klara Dostalova per gli orbaniani, Exa Zajaczkowska-Hernik per l’’Europa delle Nazioni sovrane non sono passati. "Uno sfregio alla democrazia e agli elettori", tuona il Carroccio. Tutto fila liscio per gli altri gruppi; FdI ottiene il riconoscimento istituzionale che cercava con l’elezione di Antonella Sberna – nel 2009 la tricolore Roberta Angelilli diventò vicepresidente Roberta ma come europarlamentare del Pdl – oltre a quella di Roberts Zile per i conservatori: ad appoggiarli i gruppi del lato destro dell’Eurocamera (alcune delegazioni di Ppe, di Renew e dei Patrioti). I più votati sono gli esponenti del Ppe, Sabine Verheyen, Ewa Kopacz, Esteban Gonzalez Pons. S& D incassa il sì per Katarina Barley e Pina Picerno (Pd), oltre a Victor Negrescu, Christel Schaldemose e Javi Lopez. Renew ha espresso Martin Hojsik e Sophie Wilmes, il Verde Nicolae Stefanuta e Younjous Omarjee (Left).

Ma è il giorno di Metsola. "L’Europa siamo tutti noi", scandisce. E c’è anche tanta Italia nel suo discorso. Non casualmente, inizia con la citazione di uno dei padri fondatori della Ue: Alcide De Gasperi: "L’Europa è una delle costanti della storia". Rievoca il suo predecessore, David Sassoli, poi Falcone e Borsellino oltre al tedesco Adenauer e al francese Mitterand. Guarda avanti: "Dobbiamo essere pronti, il futuro è tutt’altro che prevedibile". Dà spazio alla lotta per l’uguaglianza di genere e alla battaglia contro i femminicidi, ricorda Giulia Cecchettin e le altre donne uccise: "Siamo qui anche per loro". Lei è stata la prima leader dell’Unione a raggiungere Kiev sotto le bombe russe: inevitabile, un accenno al supporto all’Ucraina. "Felice di continuare la collaborazione", la replica del presidente Zelensky.

Molti cercano di leggere nella giornata fausta che apre la decima legislatura un auspicio positivo per il voto di domani per la presidenza della Commissione. Ma sono in realtà due tavoli diversi, che si sfiorano appena: su Metsola non c’erano mai stati dubbi o problemi, una volta risolto il contenzioso con i socialisti per cui resterà due anni e mezzo in carica, per poi passare il testimone a S&D come da prassi. Il caso dell’elezione del vertice della Commissione è diverso perché è solo con quel voto che si configura qualcosa di simile, anche se non identico, a ciò che sarebbe in Italia una maggioranza politica. E proprio questo rischia di creare problemi a Ursula von der Leyen.