Giovedì 20 Febbraio 2025
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Politica

Il governatore lombardo Fontana: “L’accesso al suicidio assistito è un diritto che va tutelato”

Il presidente leghista difende Bertolaso dagli attacchi di FdI dopo il primo caso in Regione: “Che ci sia una legge dello Stato o meno, è un principio insuperabile sancito dalla Consulta”

Attilio Fontana, 72 anni, presidente della Lombardia

Attilio Fontana, 72 anni, presidente della Lombardia

“Abbiamo fatto esattamente il nostro dovere”, scandisce Attilio Fontana, presidente leghista della Regione Lombardia, dove il primo suicidio assistito (il sesto in Italia dopo la legalizzazione nel 2019 da parte della Corte Costituzionale), avvenuto a gennaio ma di cui s’è saputo solo la settimana scorsa, ha mandato in fibrillazione il centrodestra: l’ala ciellina di Fratelli d’Italia s’è scatenata contro l’assessore al Welfare Guido Bertolaso.

Presidente Fontana, riferirà lei sul tema in Consiglio regionale: un modo per mettere al riparo l’assessore Bertolaso?

“Più che altro, se evidentemente ci sono persone che non conoscono bene la materia è meglio che la si spieghi approfonditamente. Bertolaso è d’accordo, abbiamo deciso insieme”.

Cosa c’è da spiegare, allora?

“Credo ci sia un equivoco. Un conto è il merito, e io sono convinto che su un tema così delicato ognuno sia libero di pensare quello che ritiene e di avere le proprie sensibilità. Un altro conto è la situazione di fatto: ci sono ben due sentenze della Corte Costituzionale che stabiliscono il diritto del cittadino di essere ammesso a questa procedura; la seconda, soprattutto, stabilisce in maniera precisa a quali condizioni. Se queste condizioni ci sono, il cittadino ha diritto. Che ci sia una legge nazionale o no, il principio è insuperabile, quindi senza entrare nel merito di quello che penso io, o che pensa Bertolaso, l’assessore ha dovuto seguire questa procedura. Tant’è che altre Regioni l’hanno fatto prima della nostra. E non potevano non farlo”.

FdI sottolinea, però, che a novembre il Consiglio regionale lombardo si è dichiarato incompetente a discutere la legge d’iniziativa popolare “Liberi subito”.

“Sono cose completamente distinte: noi dobbiamo attenerci a una decisione della Corte Costituzionale, e non significa assolutamente smentire il Consiglio regionale che ha ritenuto di non poter emanare una legge di dettaglio. Poi certo che è necessaria una legge nazionale”.

Perché?

“Perché dato che si tratta di una materia concorrente la legge nazionale è la “legge-cornice”, indica i principi. Solo in seguito dovranno essere fatte le leggi di dettaglio a livello regionale”.

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La sua posizione è analoga a quella di Luca Zaia. Come governatori della Lega, partito al governo del Paese, farete pressione per la legge-cornice?

“Lo abbiamo detto tante volte, lo ripeteremo: è necessario che lo Stato indichi i tempi, che indichi – uno dei punti più delicati – chi sia la persona legittimata a inoculare la sostanza che provoca la morte, qualora chi ha richiesto il suicidio assistito non sia in grado di premere la pompetta per autosomministrarsela. Noi non possiamo indicarlo perché non essendoci una legittimazione legislativa la persona potrebbe subire conseguenze”.

FdI contesta anche il metodo: mentre in Consiglio si discuteva di suicidio assistito, la richiesta di “Serena“, la prima ad avervi avuto accesso in Lombardia, andava avanti all’insaputa degli alleati.

“Lei ha chiesto che tutto fosse fatto con la massima riservatezza, oltretutto attraverso il suo avvocato. È una materia sanitaria, abbiamo il dovere di mantenere la privacy”.

Per autorizzare “Serena” ci sono voluti nove mesi. Dopo questo precedente la risposta ad altre eventuali richieste arriverà in tempi più rapidi?

“Non si può parlare di una consuetudine, ma si adotteranno gli stessi sistemi che sono stati seguiti in questo caso”.

Ma ci sono altre richieste al momento in Lombardia?

“A me non risultano. Ma posso non saperlo”.

Lei si pone come garante che chi lo desidera, ove sussistano le condizioni stabilite dalla Consulta, avrà accesso al suicidio assistito in Lombardia?

“Assolutamente. È un diritto che va tutelato. E che va regolamentato con una normativa nazionale, e poi con una normativa regionale”.