Sabato 12 Ottobre 2024
ANTONIO TROISE
Politica

Stellantis, Tavares in Parlamento: "Abbiamo un piano per l’Italia". E chiede incentivi per l’elettrico

L’ad del gruppo ex Fiat: non lasceremo il Paese. Ma attacca sui costi. "Qui sono il doppio che in Spagna". Confermato lo sciopero del 18 ottobre. Schlein (Pd): "Ci aspettavamo di più. Ora venga anche Elkann".

Stellantis, Tavares in Parlamento: "Abbiamo un piano per l’Italia". E chiede incentivi per l’elettrico

L’audizione di Tavares (al centro) davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato

Nessuna intenzione di lasciare l’Italia. E nessuna richiesta di rinvio della scadenza del 2025 sulle emissioni di Co2. Ma per vendere le auto elettriche e salvare il settore non c’è che una strada: incentivi per chi acquista. Carlo Tavares, parla per la prima volta in Parlamento, davanti ai deputati e senatori delle Commissioni Attività produttive e Industria. Una convocazione nata sull’onda della grande crisi che ha investito l’automotive in tutta Europa e sulle notizie del crollo delle vendite anche in Italia.

Prima dell’audizione, il manager, che potrebbe lasciare Stellantis nel 2026, aveva incontrato i sindacati, e annunciato l’anticipo della produzione della 500 Ibrida a Mirafiori. Durante l’incontro, Tavares ha illustrato le sfide del mercato Usa e il piano per rafforzare la competitività in Europa. Ha confermato la realizzazione della Gigafactory a Termoli, ribadendo la necessità di ripensare i tempi per garantire tecnologie all’avanguardia. Ma le sue parole non hanno accontentato i responsabili di Fiom, Fim e Uilm, che hanno confermato lo sciopero del 18.

Scontente anche le opposizioni che chiedono di ascoltare anche Elkann. Insomma, l’ennesima giornata campale sul fronte del gruppo italo-francese. Eppure, Tavares, si era presentato con un messaggio incoraggiante: "Abbiamo un piano industriale per tutti gli stabilimenti italiani". Seppure con un allarme netto: "Viviamo un momento darwiniano per l’automotive, in cui solo chi saprà adattarsi e innovare potrà sopravvivere".

Il problema restano soprattutto i costi dell’elettrico. "Io devo poter vendere i veicoli elettrici allo stesso prezzo dei veicoli a combustione interna. Quindi, nel contesto attuale, devo per forza considerare un 40% di aumento dei costi, ovvero quello della tecnologia elettrica – ha spiegato Tavares –. Un aumento che sta creando, all’interno della filiera, una tensione insopportabile". E, rivolgendosi ai politici: "Dovete spiegarmi come faccio a gestire questi attriti dovuti all’aumento dei costi che in Italia sono del 40% più alti rispetto a quelli che devono sostenere i nostri concorrenti. Qui il peso dell’energia è e doppio rispetto alla Spagna. Produrre veicoli che non possono essere acquistati dalla classe media perché costano troppo è inutile".

La soluzione, però, non può essere il rinvio della scadenza del 2025, c’è bisogno di "una stabilità normativa". Ma per rendere accessibili le auto elettiche servono incentivi ad hoc. Del resto, ha ricordato Tavares, "In tutta Europa appena gli incentivi si interrompono c’è un crollo dell’acquisto di veicoli elettrici. Per sostenere la domanda in Italia servono notevoli iniezioni di sussidi". Dure le repliche arrivate dall’opposizione. La leader del Pd, Elly Schlein, non nasconde la sua delusione: "Ci aspettavamo molto di più da questa audizione. Crediamo che sia interesse dell’Italia salvaguardare la vocazione manufatturiera. Abbiamo bisogno di un’industria moderna". Critico anche il numero uno di Azione, Carlo Calenda, che attacca Tavares: "Siamo contrari a dare un singolo euro finché non c’è un piano industriale per iscritto e con chiarezza. Le cose dette da lei e da Elkann si sono dimostrate false".