Il governo ci crede e Stellantis ci punta. Il Piano Italia della multinazionale arriva nel giorno dell’atteso tavolo al ministero delle Imprese, ma arriva di fatto già negoziato nei colloqui riservati intercorsi in queste ultime settimane. È per questo che i protagonisti della partita hanno buon gioco a rilanciare la pace tra il governo Meloni e l’azienda dell’automotive e a sostenere l’impegno da 2 miliardi di euro di investimenti per le fabbriche italiane. Un accordo al quale fa da pendant la richiesta della premier Giorgia Meloni, d’intesa con Francia e Germania, di congelare le eventuali multe per le imprese del settore che non si adeguano alla transizione verso l’elettrico. Ma vediamo, nel merito, il Piano. Due compatte dal 2028 a Pomigliano dove arriverà la piattaforma Stella Small e la Pandina sarà prolungata fino al 2030, due nuovi modelli a Melfi, ibride in tutte le fabbriche: sono le principali novità del Piano Italia illustrato da Jean-Philippe Imparato, responsabile Europa di Stellantis.
A Cassino ci sarà un terzo modello di alta gamma in aggiunta alle programmate Alfa Stelvio (2025) e Alfa Giulia (2026) per le quali è "in valutazione" anche la motorizzazione ibrida. A Mirafiori, dove era già prevista la 500 ibrida da fine 2025, arriverà una nuova generazione di 500 elettriche intorno al 2029, mentre il Polo del lusso andrà a Modena. Nessun impegno preciso per la Gigafactory di Termoli, in attesa della decisione di Acc nei primi mesi 2025. Soddisfatto il ministro Adolfo Urso, che ha al suo fianco i ministri dell’Economia Giancarlo Giorgetti e del Lavoro Marina Calderone. "Ora possiamo rimettere sulla giusta strada l’auto italiana e europea – spiega –. Possiamo farlo da oggi in Italia, dobbiamo farlo insieme in Europa. È un piano che dà riscontro alle nostre istanze", con impegni "chiari e specifici nel territorio, sugli investimenti produttivi e sullo sviluppo degli stabilimenti, sul rapporto collaborativo con l’indotto".
Urso promette un report periodico sugli impegni presi dall’azienda e sottolinea "lo sforzo significativo" del governo che "mette a disposizione del comparto e della filiera oltre un miliardo di euro nel 2025 per supportare le imprese nella transizione". La cifra comprende il fondo automotive (200 milioni nel 2025, 400 nel 2026 e 400 nel 2027) più 500 milioni di fondi Pnrr per i contratti di sviluppo e altri 100 di fondi residui. Di queste risorse 1,1 miliardi saranno destinati il prossimo anno a contratti di sviluppo e accordi di innovazione delle aziende del settore auto.
A fine gennaio il ministro convocherà un tavolo automotive per spiegare nei dettagli come saranno usati i fondi. Altrettanto ottimista Imparato: "Il tempo è venuto per noi, Stellantis, di fare squadra con l’Italia. Ci metto la faccia". E dunque: "Tutti gli stabilimenti di Stellantis rimarranno attivi e la capacità produttiva crescerà dal 2026. Hanno tutti modelli che arrivano al 2032. Per il prossimo anno sono previsti circa 2 miliardi di euro per gli stabilimenti e 6 miliardi di euro in acquisti da fornitori operanti in Italia. Stellantis porterà avanti il piano industriale in Italia con risorse proprie, senza incentivi pubblici alla produzione". Il manager non si sbilancia sull’obiettivo di un milione di vetture per evitare "promesse non mantenute". Ribadisce anche che non è allo studio un progetto di fusione con Renault. I sindacati, invece, vedono, come sostengono dalla Fismic Confsal, "luci e ombre". Il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, parla di "un piano di ripartenza che nel 2025 dovrà affrontare il tema della continuità dell’occupazione in particolare nell’indotto". Per il numero uno della Fim, Ferdinando Uliano, "l’incontro rappresenta un punto di svolta nei rapporti con l’azienda con l’aggiunta di nuovi investimenti per l’Italia, ma restano problematicità sulla Maserati e sulla Gigafactory". Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, chiede, a sua volta, "di passare dalle parole ai fatti".