Roma, 23 marzo 2024 –
"Il terrorismo di matrice islamista non è sconfitto e non riguarda solo le realtà occidentali – dice Stefania Craxi (Forza Italia), presidente della commissione Affari esteri del Senato –. Dobbiamo tenere alta la guardia, attenzionare quei territori in cui questo mette radici e trova linfa e, soprattutto, comprendere che non siamo estranei alle dinamiche che investono anche la vastissima area mediorientale. La stessa Russia che strumentalmente ha fatto sponda all’attacco di Hamas a Israele, impedendo finanche poche ore fa l’approvazione di una risoluzione su Gaza al Consiglio di sicurezza, deve capire che il network del terrore si tiene insieme".Putin accusa l’Ucraina di aver lasciato passare i terroristi.
"È una tesi fallace, utile nella guerra parallela che si consuma sul campo della propaganda. E poi, se anche fosse vero, così dicendo Putin confessa intrinsecamente una debolezza, ossia che i russi non hanno pieno controllo dei loro confini. La verità, paradossalmente, è che in realtà segnate da un conflitto non certo voluto dagli ucraini, in cui abbondano armi e non mancano mercenari di ogni sorta, i controlli anche sulle persone e i loro intenti non è facile".
Questa tragedia può riaprire un canale di dialogo tra la Russia e la comunità internazionale?
"Dal terrorismo ci si difende insieme e i canali di dialogo, al di là delle apparenze, non mancano. Parliamo di minacce che solo nella nostra percezione erano passate in secondo piano. Ricordo che gli Stati Uniti hanno avvertito di questo rischio attentati sul suolo russo ma Mosca ha bollato tutto come propaganda".
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Qual è il significato del ritorno dell’Isis dopo le elezioini?
La Russia ha una storia di conflittualità con gli islamisti, pensiamo al Caucaso e alle guerre cecene, che avevano portato ad una serie di attentati in molte città, Mosca compresa. Situazioni che posero le basi per il lancio e le affermazioni dello stesso Putin! Quanto al gruppo che ha rivendicato l’attentato, lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante, attivo in Asia centrale e meridionale, ha come obiettivo la nascita di un nuovo califfato che comprenda anche alcune ex repubbliche sovietiche, come il Turkmenistan, il Tagikistan e l’Uzbekistan. È uno spazio, il cosiddetto “estero vicino”, dove Mosca vuole mantenere un ruolo assoluto.
È l’ora di una difesa comune europea?
“Non vi è dubbio. Ma se parliamo di terrorismo è giusto dire che su tale ambito la cooperazione tra le nazioni europee a diversi livelli, tra apparati di intelligence piuttosto che tra le forze di sicurezza, è da tempo in uno stadio più che avanzato. Oltre ad aver varato un regolamento relativo al contrasto della diffusione di contenuti terroristici online, la cooperazione europea si sviluppa con numerosi Stati terzi".
L’allarme riguarda l’Italia?
"Non bisogna allarmarsi, l’Italia da sempre ha dimostrato grande capacità di prevenzione. Ma dobbiamo sapere che nessuno è esente. Parliamo di minacce ibride e come tali difficili da affrontare, specie se pensiamo che, in alcuni casi, non vi è un particolare bisogno di ‘attrezzature’. Basta un folle disposto a tutto".