
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen (Ansa)
Roma, 5 marzo 2025 – Diceva un famoso politico americano del passato che i politici sono per il dieci per cento migliori dei cittadini che rappresentano, per il dieci per cento peggiori e per l’80 per cento uguali. Il tempo, le latitudini e i sistemi elettorali sembrano non cambiare questa proporzione. Per cui oggi come ieri appare poco saggio incolpare i politici, o le istituzioni che essi rappresentano, per mancanze di cui essi sono solo lo specchio in cui la società si raffigura. Dare colpa all’Europa della sua latitanza nella attuale crisi internazionale senza chiedersi il motivo di questa debolezza è esercizio che mette in pace la coscienza ma lascia immutate le cose. La realtà è che l’Europa balbetta perché le opinioni pubbliche dei paesi che rappresenta sono deboli. Non hanno idee forti e soprattutto non possiedono la forza per poterle affermare. Dire che siamo per la pace non significa niente, che siamo per l’Europa significa poco più di niente, che vogliamo una difesa europea significa appena un po’ di più ma sempre molto poco. La vera domanda è che cosa siamo disposti a mettere sul tavolo perché i valori dell’Europa si affermino. In momenti come questi anche con la difesa, quella che tutti a parole chiediamo. Se il governo domani mettesse una tassa sulla benzina o non ci rimborsasse più una certa prestazione sanitaria per finanziare l’esercito europeo, quanti di quelli che gridano "viva l’Europa" o additano i governanti di inconcludenza non inizierebbero ad alzare i cartelli della pace, pur quella poco giusta di Putin? Se domani partisse un contingente (anche italiano) per l’Ucraina, saremmo disposti ad accettare il rischio che dieci, venti, cinquanta italiani potrebbero non tornare più? Trump, Putin, il mondo che si ribalta ci stanno chiedendo di uscire dall’ipocrisia. Inutile incolpare i politici di uno scatto che manca se prima quello scatto non siamo in grado di farlo noi, i cittadini normali, la fantomatica opinione pubblica sempre innocente in un mondo di perfetti colpevoli.