Roma, 22 maggio 2024 – Gli italiani hanno spesso la sensazione di respirare un clima da perenne campagna elettorale, eppure quella che stiamo vivendo in questi mesi, relativa alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno, sembra non essere mai davvero decollata.
La caduta del confronto tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, ultima vera occasione per “accendere” (e forse anche polarizzare) l’elettorato, ha probabilmente spento in anticipo una campagna nella quale si è parlato più di candidature, liste e circoscrizioni che dei temi che interessano davvero agli italiani.
I cittadini europei saranno chiamati a decidere che direzione dare all’avvenire economico, ambientale, geopolitico e militare del Continente, e a pochi mesi di distanza saranno chiamati a farlo gli statunitensi. Il 2024 potrà dare una direzione ai prossimi 25 anni del Pianeta, ma quanto ne sono consapevoli i nostri concittadini?
Le ragioni che spingeranno a recarsi alle urne gli elettori sono in realtà prevalentemente nazionali: due italiani su tre voteranno per il leader che ispira loro più fiducia o per tentare di migliorare la condizione economica, il problema più sentito dagli italiani.
Una quota minore, prevalentemente over 64, è mossa dal timore relativo ai conflitti internazionali e in pochi, soprattutto i più giovani, dalla preoccupazione per la condizione ambientale. Insomma, anche a causa del calendario, che le pone un anno e mezzo dopo le politiche del 2022, le europee si sono lentamente trasformate nell’equivalente italiano delle elezioni americane di midterm : un “tagliando” alla tenuta del governo e del presidente del Consiglio.
Proprio per questa ragione, in una contesa generalmente “noiosa”, la maggioranza degli italiani promuove la campagna elettorale di Giorgia Meloni, guidata dal messaggio esplicito “Vota Giorgia”.
Ciascun elettorato, naturalmente, tira dalla propria parte, e dichiara che il proprio leader ha fatto la miglior campagna elettorale possibile: la maggioranza di quelli di centrodestra consegna lo scettro a Giorgia Meloni, premiata anche da chi attualmente non si riconosce in nessuna appartenenza politica. Anche col tentativo di intercettare i loro consensi, quelli di chi attualmente si schiera per il “partito del non voto” si spiega la scelta di Giorgia Meloni di candidarsi personalmente.
In questo stesso elettorato, però, molti considerano vincente la strategia di Matteo Salvini e quella di Antonio Tajani.
La candidatura di Elly Schlein nasce, probabilmente, con scopi simili a quelli della premier, ed effettivamente la maggioranza degli elettori del centrosinistra approva la sua campagna elettorale, anche se molti di loro (circa uno su tre) indicano in Giuseppe Conte la leadership più efficace di questa corsa al voto. Si conferma invece difficilmente scalfibile proprio l’elettorato del Movimento 5 Stelle: in questo caso più di tre elettori su quattro dichiarano che la miglior campagna elettorale è stata proprio quella di Giuseppe Conte. Dietro di lui, per quegli elettori, c’è poco.
Il giorno delle elezioni si avvicina rapidamente, accompagnato da un doppio paradosso: sono tra le più importanti di sempre, eppure sembrano le meno avvincenti per l’elettorato. Sono decisive per molti temi collettivi e internazionali, eppure sembrano essere più che mai guidate da ragioni tutte locali e dalla forza carismatica delle leadership nazionali.
In ogni caso, contentiamoci, la speranza è che tanto basti per restituire al voto almeno la stessa affluenza della scorsa tornata, e magari qualche elettore in più.